01 giugno, 2014

Racconto...Via Petronia... 3° cap

3° Cap. Mamma Vittoria

siamo pronti per il riposino?” chiese la mamma
Mamma Vittoria si era sposata giovanissima. A ventitre anni aveva già tre figli.
Inesperta come tutti i genitori, non conosceva né affetto, né guida di madre poichè orfana da piccolina. A diciannove anni trovandosi tra le braccia il suo primo bambino pianse. La levatrice pensò che piangesse solo di felicità, ma la neo-mamma sfogava nel pianto la gioia d'esser mamma, il non aver avuto accanto la sua mamma, la preoccupazione di non essere all'altezza del compito di mamma.
Imparò in fretta perchè diciotto mesi dopo fu ancora mamma. Ancora diciotto mesi e nacque Tea. La giovane mamma annaspava tra panni, fasce, e bottigliette per il latte, malattie infantili, dentini che spuntano, mal di pancia...e mai uno per volta, tutti insieme.
Fu a questo punto che entrarono a far parte della famiglia zia Maria Santa per occuparsi del bucato completo della famiglia e non solo di quello di spessore e Angelina per aiutare nelle faccende di casa e nell'accudire i bambini.
Angelina era una ragazzotta alta e di ossatura grossa, nata da famiglia poverissima. Sua madre pregò mamma Vittoria perchè la prendesse a servizio in cambio di vitto, alloggio e qualche capo di vestiario.
Questa forma di affidamento, negli anni successivi alla fine della guerra era abbastanza usuale.
Il disagio economico della Nazione, reduce dal conflitto mondiale, si ripercuoteva sulle famiglie che seppur districandosi nella povertà continuavano a tenere in piedi un comandamento del regime decaduto: “ sfornare figli”. Tante famiglie impossibilitate a mantenere i propri figli li proponevano al servizio di altre famiglie chè li avrebbero aiutati a crescere dignitosamente.
Angelina aveva dodici anni quando mamma Vittoria la prese in consegna. Per lei fu come avere una figlia un po' più grande. Si faceva aiutare nelle faccende domestiche, in piccole consegne come andare a comprare il latte, recarsi dal calzolaio ma soprattutto, la ragazza seduta sopra un tappetto nei giorni freddi e fuori nel cortile nei giorni che lo permettevano, giocava con i bambini.
Nonostante fosse alleggerita nel lavoro, mamma Vittoria dovette organizzare la gestione della famiglia con gli annessi.
Questo la fece maturare velocemente. Fermezza, correttezza, rispetto delle regole era lo schema su cui basava il suo metodo organizzativo ed educativo.
Amava i suoi figli e sperava di vedere realizzati in loro quei sogni che la guerra aveva interrotto e resi irrealizzabili in lei. Studiare , avere un diploma.
Rientrata dalla cucina dove ad Angelina aveva dato disposizioni per il pomeriggio, mamma Vittoria chiese
siete pronti?
Paolo non si aggiunse al “si” corale di Piero e Tea
Paolo, hai fatto la pipì, ti sei lavato le mani e il viso?” ..adesso vado mamma!” Corse fuori nel cortile seguito dalla voce della mamma
ma che hai fatto fino adesso?...quando rientri ti tiro le orecchie!
Paolo non la sente nemmeno. E' già davanti al “servizio”. Mette le mani in tasca e conta fino a sessanta tirando dei sassolini alle lucertole che, scappano tra le folte foglie dell'edera arrampicata sul muro accanto alla vasca dell'acqua dove avrebbe dovuto lavar le mani. Arrabbiato borbotta “ accidenti al sonnellino e mille accidenti alla scuola. Gli altri a giocare io a dormire e poi studiare, studiare! Perchè sarò nato così disgraziato?”
Dalla finestrella della cucina gli arrivò la voce di Angelina
sbrigati a rientrare altrimenti oggi ti ritroverai con le orecchie lunghe come l'asino”
si come l'asino!! Angelina si dice come quelle dell'asino!” la corresse Paolo
dillo pure come vuoi ma se non ti sbrighi saranno pure botte.
Il ragazzino rientrò
Lo stesso pomeriggio Piero e Paolo , mentre mamma Vittoria faceva le veci e le voci dei maestri, sbirciavano l'orologio a cucù appeso alla parete.
Sul punto di scoccare le cinque i due fratellini
mamma la pipì!” dissero chiedendo un sottinteso permesso di poter andare al bagno.
vi scappa insieme???” “siii” fu la risposta
insomma sempre sul più bello!..va bene ma fatela nella griglia dove scorre l'acqua piovana così fate in fretta!”
si, così ci vedono dai terrazzi vicini!”
andate al servizio e sbrigatevi!” si arrese la mamma.
Il servizio” era una stanzetta ricavata sotto una tettoia nel cortile. Si entrava da una porticina e nella parete di fronte vi era una finestrella senza vetro. Sfiatatoio “fai da te” .
D'inverno la pipì scendeva a ghiaccioli e d'estate accompagnata dal ronzio dei mosconi che festeggiavano sul davanzale la goduria dei profumi.
I veri servizi a disposizione erano una tazza ed un modesto lavandino con specchio del comò della nonna.
Sotto la tettoia due vasconi di granito raccoglievano sia l'acqua piovana che l'acqua comprata dal rivenditore che passava per le strade.
I due bambini corsero lungo il cortile, Piero si recò nella carbonaia, prese un pezzetto di carbone e segnò sulla parete la striscia obliqua che il sole, penetrando da una tegola rotta, segnava sulla parete.
E vai!” si abbracciarono allegramente i due fratelli. “ abbiamo segnato le ore cinque, così non chiederemo ogni cinque minuti - che ore sono ? - alla mamma”
eviteremo d'innervosirla!”
non ci punirà impedendoci di uscire”
Sciacquate le mani nel vascone del bucato corsero a fare pipì nella griglia.
Quello era il vero angolo per fare pipì. Svaniva tutto dentro la griglia evitando di raccogliere con un secchio l'acqua dalla vasca, portarla al gabinetto, asciugare quella caduta per terra, riportare il secchio al suo posto.
Tutto tempo rubato al gioco.



2 commenti:

Melinda Santilli ha detto...

Mi dispiace tanto per la storia di Vittoria, deve essere tristissimo crescere senza una madre.
Per il resto.. okay,forse vado contro corrente ma chi lo dice che bisogna fare figli e sposarsi per essere felici?
Chissà come sarebbe andata la vita di Vittoria se non si fosse sposata e avesse magari deciso di girare il mondo :-)
Un abbraccio

bianco su nero ha detto...

ciao carissima
mi piace il tuo andare contro corrente, oggi anche se faticosamente si può ma...allora una donna non poteva nemmeno immaginare di girare il mondo anche perchè non vi erano i mezzi di trasporto e soprattutto d'informazione come oggi.
Il mondo più lontano dalla Sardegna si raggiungeva con l'emigrazione.
E' molto difficile con il senno "d'oggi" riuscire a penetrare il passato. grazie i tuoi commenti intrigano
un abbraccio