01 ottobre, 2013

Partono i bastimenti cap. terzo una nuova vita….



cap. terzo
una nuova vita….

Mentre, chiacchieravano, la porta si aprì, e i commensali videro Mattea crollare sul gradino.
Si sollevarono dal desco, in un frastuono di sgabelli che cadevano.
 Rosina cercò di sollevare sua madre, il giovane Antoni spostandola con delicatezza :
lascia fare a me!” disse con tono rassicurante “ Piuttosto dimmi dove adagiarla!” aggiunse sollevando come un fuscello, la donna ,tra le sue robuste braccia.
Deposta sul letto, Mattea prese a lagnarsi: delirava sotto la spinta di una febbre alta.
Rosina corse a prendere dell’acqua fresca, tagliò delle pezze di stoffa e le mise , dopo averle bagnate nell’acqua , sulla fronte di sua madre.
Qui ci vorrebbe un dottore!” disse ziu Giogliu
andrò io  in paese a cercarlo!....mi ci vorrebbe un cavallo!”propose Antoni
Rosina : “chiedi al padrone che gentilmente ti presti un suo cavallo con il calesse così arriverete prima!”
Detto fatto, il giovane si presentò umilmente, con il berretto stretto tra le mani dal “padrone” .
Ottenuto il calesse, ringraziò e, si diresse a valle verso il paese
più vicino dove vi era il medico.
Qualche ora dopo ritornò con il dottore.
Tutti uscirono fuori dalla tenda che, separando lo spazio del letto dalla cucina, creava un'illusione di intimità.
Il dottore dopo aver visitato l’ammalata uscì di dietro la tenda e sentenziò una broncopolmonite.
Rosina prese a torcersi le mani dalla disperazione, il medico impietosito da quella misera e triste scena cercò d'incoraggiare la giovane:
non disperare figlia mia, se ascolterai i miei consigli , la tua mamma guarirà!”
dottore, noi non abbiamo soldi per pagare voi e le cure………”
Il medico, che era una  persona abituata a simili situazioni,  prendendole una mano, rispose:
figlia mia, adesso occupiamoci di tua madre, poi ci penseremo!”
Con un colpetto di tosse, per nascondere l’emozione che, quel viso disperato gli suscitava aggiunse
seguimi, ti farò vedere!”
Prese un braciere, si avvicinò al camino, raccolse della cenere calda e la mise dentro lo stesso, poi chiese se in casa ci fosse una pelle di agnello.
La ragazza aprì una cassapanca di “ferula”, prese una tenera pelle di agnellino che la sua mamma aveva “conciato “e gliela portò.
Il dottore invitò la ragazza  vicino al letto della madre, sollevò le coperte, denudato il petto della donna, sotto lo sguardo vergognoso della giovane, mise  la pelle dalla parte del pelo sul suo petto, dopo vi poggiò il braciere con la cenere calda, mise sopra  il coperchio di un pentolone a coprì il tutto con una coperta.
Poi rivolto alla ragazza: “ ricordati, giorno e notte , devi stare attenta che sul petto di tua madre vi sia questo calore!”
La ragazza annuì
Intanto, il dottore, prese delle pastiglie di chinino, le schiacciò con un martelletto ligneo che aveva nel borsone , divise  la polvere ottenuta tra due ostie , coprì ciascuna con un’altra ostia, le inumidì nell’acqua e le mise sulle tempie della donna.
questo è per aiutarla a calare la febbre!” spiegò,con un lieve sorriso paterno.
Poi rivolto al giovane : “ ehi! Giovanotto, domani mattina ritorna a prendermi, vedrete che andrà già meglio!”
Rassicurando tutti, salì sul calesse, spronò il cavallo perchè lo riportasse a valle.
Antoni  e ziu Giogliu rimasero quella notte nella casa.
Stese due stuoie davanti al caminetto; si sedettero, non riuscirono a stendersi per riposare
Ogni tanto attizzavano il fuoco e Rosina con la paletta raccoglieva  la cenere calda per aggiungerla  nel braciere che avrebbe salvata la sua mamma.
A sera inoltrata rientrò Giuanne.
Rosina raccontò l’accaduto. Egli con il viso indurito dal tempo, con la solita indecifrabile espressione del viso,   fece un leggero cenno di ringraziamento a Ziu Giogliu e ad Antoni , poi si avvicinò a sua moglie.
Quindi, stese una stuoia vicino al caminetto, ma non vi si adagiò, stette tutta la notte avanti e indietro. Neanche una parola uscì dalla sua bocca.
Rosina sistemò i suoi fratelli e sorelle nella “pinnedda” accanto e trascorse il resto della notte ad attendere sua madre.
Al sorger del sole , la febbre di Mattea sembrava leggermente calata.
Giuanne doveva recarsi all’ovile, Antoni si avvicinò e con viso sereno:
ziu Giuà !” disse all'uomo “ se permettete rimango io per aiutare la vostra famiglia, taglierò la legna con vostro figlio, porterò l’acqua dalla fonte e andrò a prendere il dottore…………..ahh scusatemi, mi chiamo Antoni e sono il nipote di ziu Giogliu, orfano della sorella ….!”
Giuanne gli tese la mano; un barlume fuggevole di luce negli occhi ,apparso e scomparso improvvisamente, fu l’unica manifestazione dell'apprensione che lo tormentava per le condizioni della moglie..
Mattea guarì. Dopo un mese, il dottore la dichiarò fuori pericolo.
Rosina era così felice , nell'udire le parole del dottore che, spontaneamente si trovò stretta tra le braccia di Antoni.
scusami !” disse vergognosa “ grazie per quello che hai fatto per noi!”
Il dottore si allontanò sorridendo perchè i due giovani non risposero nemmeno al suo saluto.
Avvicinatosi al cavallo gli accarezzò il muso : “ beata gioventù !” gli sussurrò “adesso andiamo via pian, pianino...non disturbiamo !” Salito sul calesse si allontanò in silenzio
Antoni accostatosi alla giovane le prese la mano per i polpastrelli, accarezzandoli teneramente tra i suoi.
Lo sguardo tuffato in quello di lei gridava amore , chiedeva amore……………….
I due giovani, si avvicinarono, lui le accarezzò lentamente il viso, come se avesse sotto le dita i petali preziosi di un fiore e del fiore di macchia mediterranea profumava lei
ti porterò fuori da questa misera vita, le mie braccia saranno la tua forza, lavorerò anche oltre il mare per darti tutto quello che ti meriti………………………..!”
Tenere lacrime liberatorie, per quell’amore mai provato, mai immaginato, per quelle parole che aprivano una speranza alla sua vita, scesero lentamente sulle gote di Rosina.
Antoni la strinse a sèt remante come passerotto , le loro labbra innocenti si incontrarono nel primo dolce bacio.
Prima che suo padre partisse per la trasumanza, i giovani si sposarono.
Con il permesso dei padroni, la semplice cerimonia si svolse nella cappella della ricca famiglia.
Dopo la cerimonia ci fu il pranzo di nozze con zuppa gallurese,  il pane degli sposi,
li cosi boni” preparati dai servi del generoso padrone.
Poi alla sera , messa la bisaccia da sposa, con il pane ( augurio che il cibo non manchi mai sulla loro “mesa”), l’uovo ( augurio di fertilità) e il sale ( augurio di scelte sagge) ,  sul cavallo che Antoni aveva comprato con i soldi regalati da ziu Giogliu, lasciarono il paesello per spostarsi più a valle, verso la costa vicino al mare.
Rosina era felice ma, quando si avvicinò per salutare sua madre il cuore le si divise in due.
Abbandonare quella casa, la sua miseria, avere una vita decente era stato da sempre il suo desiderio  ma, adesso che era giunto il momento , un magone le provocò crampi allo stomaco
vai figlia mia, che la tua vita sia ricca di quello che  desideri, sii felice e sorridente come oggi, mamma come dote ti può dare solo la comprensione, l’appoggio e tutto l’amore del cuore di mamma…..lo potrai capire quando il tuo primo bambino sgambetterà dentro di te…….figlia mia, vita della mia vita!”
Le due donne non riuscivano a staccarsi……..il legame che le univa era molto più profondo di quanto loro immaginassero.
mamma, ritornerò e vi porterò tutti via, in città, lavoreremo dignitosamente…………”
Sua madre le mise le dita sulle labbra:
non fare promesse figlia mia, la mia benedizione è quella di Dio sia con te…..adesso vai….tuo marito aspetta!”
Con lo sguardo indicava Antoni che attendeva sulla porta.
Un ultimo abbraccio e , prima che finisse tutto in un fiume di lacrime, salì a cavallo con il marito, verso la nuova vita.

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