24 luglio, 2013

romanzo : " Intrecci" 4^ parte


la sartoria
Francesca si alzò presto.
Era un lunedì speciale : il primo giorno del suo apprendistato presso la nota sartoria sel “ signor Marco”
Sebastiano aveva contrattato con il sarto un lavoro a mezza giornata ma, soprattutto di apprendimento. Praticamente senza remunerazione. Il signor Marco accettò la richiesta perchè capì le motivazioni che inducevano un vedovo con famiglia numerosa a dare un mestiere che garantisse un futuro alle sue figliole e, nello stesso tempo, permetesse loro di attendere alla famiglia.
Francesca diede le consegne delle faccende di casa a Giusi , elencò una serie di lavori da eseguire dettandoli come litanie di Santi.
Dopo un anno di lavoro , il sarto chiamò Sebastiano per comunicargli che Francesca si era impegnata con interesse tanto che poteva “camminare “da sola.
“ allora posso comprarle la macchina da cucire?” chiese l'uomo soddisfatto per aver fatto una buona scelta per le figliole
“certamente!” rispose il signor Marco “ aggiungerò che Francesca è volenterosa, intelligente, intuisce subito l'esigenza e il gusto della cliente....!”
“ Vi ringrazio !” rispose emozionato Sebastiano...allora dalla prossima settimana potrò mandarle Giusi?”
“va benissimo rispose il sarto, però ricordatevi che Francesca è sarta “da donna” a Giusi insegnerò a confezionzre abiti da uomo, come avevamo già stabilito e poi.in questo momento ho necessità di una lavorante in più nel reparto uomini...”
Sebastiano ascoltava annuendo con la testa.
I due uomini si salutarono stringendosi la mano, il contadino, in segno di rispetto, si tolse anche il cappello dalla testa.
Nel rientrare a casa, Sebastiano comprò una macchina da cucire “Singer” nuova fiammante, con la marca scritta in dorato che brillava riscaldando il cuore dell'uomo che , da tempo, non conosceva calore.
Il mattino successivo il messo del negozio suonò il campanello e consegnò ad una sbigottita Francesca la macchina da cucire. Questo gesto sostituì le parole di complimenti che suo padre non avrebbe mai detto.
Francesca riprese, con entusiasmo, il suo ruolo dentro la famiglia. Divenne più veloce nel curare la casa e potè tagliarsi una bella striscia di tempo da dedicare al cucito.
I suoi primi clienti furono delle signore indirizzate dal parroco don Piga.
La voce sulla bravura della sarta si sparse e presto la giovane ebbe un'importante clientela.
Giusi iniziò il suo corso di apprendistato.
Il signor Marco si rese conto subito che la ragazza non era portata per la sartoria. Timida e taciturna, al contrario di sua sorella , non legò nemmeno con le altre giovani apprendiste.
- Forse necessita di tempi più lunghi!” pensò il sarto che prima di deludere il signor Sebastiano rendendole la figlia, decise di tenerla con un incarico più semplice e socievole, le avrebbe fatto fare le consegna a domicilio.
Giusi ne fu compiaciuta. Fare la sarta non era per lei e poi consegnare gli abiti confezionati le avrebbe permesso di conoscere persone diverse e chissà magari trovare un innamorato che avrebbe illuminato il grigiore della sua quotidianità.
I clienti del sarto appartenevano al ceto sociale elevato della città: bancari, banchieri, medici, politici, nobili.
Lei portava l'abito confezionato, coperto in un asciugamano nuovo, con le frange, suonava al portone del signore e spesso era invitata a trattenersi perchè il padrone desiderava indossarlo per vederne la cadenza e coordinazione con gli accessori ,davanti al suo specchio.
Una mattina attorno a mezzogiorno, il signor Marco la chiamò
- Giusi, l'abito per il Direttore della Banca non lo dovrai consegnare a casa sua ma, dovresti andare nel suo ufficio. Ha mandato un messo con questa richiesta, pare che il Direttore si sia rovesciato addosso il caffè ed è in attesa di un cliente importante...-
La ragazza si preparò e sistemato l'abito sul braccio uscì.
Non era molto contenta di recarsi da quel signore. Lo sguardo con cui l'uomo la fissava, durante le prove misura, la turbava,anzi le provocava nausea.
Arrivata in Banca un messo la fece entrare in un'anticamera.
Quando fu sola, si aprì la porta dell'ufficio ed un gentilissimo Direttore la invitò ad entrare.
Turbata la ragazza disse – mi ha mandato il sarto per la consegna!”
“ accomodati dentro così lo indosserò sperando che cada bene11-
- ma certo il signor Marco è un ottimo sarto!-
- sicuro mia cara!- sorrise l'uomo , che poggiatale una mano sulla spalla, la introdusse nel suo ufficio.
- accomodati!- la invitò indicandole una sedia – farò in un attimo, ho un imcontro importantissimo!-
Così dicendo s'infilò nel bagno.
La giovane non riusciva a spiegarsi quel malessere che le aveva stretto lo stomaco fin dal suo ingresso. Stava seduta sulla punta della sedia come se avesse sotto degli spilli.
Non vedeva l'ora di andar via.
La porta del bagno si aprì.
L'uomo indossati i pantaloni, teneva in mano la giacca
-per favore mi daresti una mano ad indossare la giacca? -disse con voce rocca
– avvicinati e osserva bene ,questa piega non mi sembra in linea...vedi un po' tu!”
La giovane, seppur turbata per l'imbarazzante situazione, si avvicinò, mentre notava sbigottita una voluminosa protuberanza deturpare la patta dei pantaloni due braccia la strinsero , l'uomo farfugliava frasi incomprensibili e le sue mani frugavano mordacci sotto il vestito di Giusi.
La giovane cacciò delle urla che mai uscirono dalla bocca bloccata da un ignoto terrore.
Istintivamente prese a torcersi , graffiare per liberarsi dalla stretta di quella mani simili a tentacoli, quella lingua,viscida...quella bocca a ventosa...lo sforzo le rivoltò lo stomaco ed evacuò un vomito nervoso che raggiunse l'uomo sul viso.
Infuriato e sempre più eccitato, mollò la giovane per un attimo, tanto bastò perchè Giusi ,presa una sedia la mise tra lei e l'uomo come arma minacciosa
Retrocedendo raggiunse la porta. Era chiusa a chiave.
Disperata cercò di bloccare l'avanzare della “bestia bavosa “ tirandogli addosso tutto ciò che le capitava sotto mano ma lui la guidava verso il muro spingendole addosso la scrivania.
Giusi ai limiti delle forze, schiacciata contro il termosifone, mise le mani dietro le schiena, trovò il vasetto di ceramica contenente l'acqua del radiatore, lo raccolse e lo lanciò sull'uomo raggiungendolo all'occhio.
- brutta puttana!! gridò egli allontanando la mani dalla scrivania.
Giusi ,con uno spintone, la spostò , raggiunta la porta girò la chiave e scappò.



                                                 



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