27 febbraio, 2013

poesia...Il poeta


Nel rimare
il suo esser vive
appagamento di voglie
che comune mortale
mai coglie.
Sorride in puerile gioia
o piange in sentita doglia,
anche con i piedi per terra
cammina sui sogni,
veleggia con la fantasia,
gioca con la follia.
Mai timor
d'utopico pensiero
fermerà il suo andare,
come gabbiano ha ali per volare,
Ispirato in poesia
il silenzio,il vento, il mare
cantan per lui note in armonia.

                                             




24 febbraio, 2013

WAI,WAI....




"wai,wai" 
di Maria Antonietta Sechi e Franco Masia, edizioni  il Ciliegio sarà in libreria per Pasqua
è dedicato ai protagonisti di questo romanzo : “i bambini di strada”:
Bambini, in stato di completo abbandono che vivono di espedienti, per sopravvivere, nelle periferie delle metropoli, Bambini – soldato, bambini derubati dei diritti esistenziali.
La dedica si estende alla sensibilità del lettore su questa piaga vergognosa della nostra civiltà. Nonostante la tematica trattata , il romanzo di prossima uscita, affronta l'argomento, con gli occhi e il linguaggio dei bambini e di "quei bambini",...utilizzando, come nelle favole, come filo conduttore, un personaggio magico ....il trenino wai,wai...i disegni del picasion gif maker hanno la mia stessa firma....



mariantonietta


http://picasion.com/i/1PqTi




                          

23 febbraio, 2013

condivisione

Miei cari lettori
oggi voglio condividere con voi una gioia:
ho ricevuto la copertina della mia prima pubblicazione.

eccola in anteprima

La copertina è stata gentilmente dipinta dalla pittrice Daniela Squintu


Nella dedica vi è la tematica trattata




Dedicato ai protagonisti di questo romanzo : “i bambini di strada”:
Bambini, in stato di completo abbandono che vivono di espedienti, per sopravvivere, nelle periferie delle metropoli, Bambini – soldato, bambini derubati dei diritti esistenziali.
La dedica si estende alla sensibilità del lettore su questa piaga vergognosa della nostra civiltà.
Citazione : ….Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare (dal Vangelo di Matteo 18,5)
Maria Antonietta

20 febbraio, 2013

poesia : per il mio compleanno

il mio tempo


Immersa
nel trascorso tempo,
essenza
del viver mio,
emergenti ricordi,
in variegati colori,
si rincorrono,
accavallandosi,
 vibranti esistenziali differenti emozioni.
Mani d'amor scambievole,
in condivise dolci, aspre
prove di vita
la mia storia hanno unito,
in virtù d'intreccio,
con altre storie
del disegno Divino
ordito.
In serenità
ho superato la curva parabolica
dell' umana età.
Si fa sera,
sulla mia cima
ciocche innevate
non suonano spente note
di vitale declino
ma
rinnovata Primavera,
strumentale inno di cori
in maturata consapevolezza
della vita valori.
Per la famiglia
d'amore vanto
per gli altri doni ringrazio Dio
in elevato canto:
non disperderò un istante
dell'alito di bontà,
che la Tua misericordia
sul viver mio verserà”.




16 febbraio, 2013

poesia...l'andà...con traduzione


l'andà

Lu me' andà,
so' passi leni
pa' chissa carreredda istarrata,
cumenti camineddu
di campagna
i la Tarra mea amata.
Cuarchi olta è tolta,
o ha impidimentu
di macchjoni spinosu.
Mai lamentu a Deu pesu,
ingratu ripagamentu
pa chissi ragghj di luzi
chi da lu zelu
l'occhj mei azzendini
pa arrià a lu cori
e m'agghjuddani a camminà.
in altura o in falata
i la strada a me assignata
da disegnu di lu Sò Amori
Cumenti prenda stimata
pa la vita agghju amori;
pa li sò culori. l'odori, li soni
sintimenti antighi
prufundi di prinzipi e valori,
appresi da l'anziani
custodi rispittosi
d'onori e vuluntai
in silena salditai.

traduzione

Il camminare

Il mio camminare,
son passi lenti,
su quella stradetta sterrata
simile a sentiero di campagna
della mia Terra amata.
A volte è storta,
oppure mi è impedimento
un cespuglio spinoso.
Mai, a Dio sollevo lamentele,
sarebbe un gesto d'ingratitudine
per quei raggi luminosi
che dal cielo penetrano nei miei occhi
per arrivare al cuore,
sostenendomi nel camminare,
in discesa o in salita,
nella strada a me assegnata
dal disegno del Suo Amore.
Come gioiello prezioso
amo la vita,
i suoi colori, i profumi, i suoni,
arcaici sentimenti
ricchi di principi e valori
appresi dagli anziani
rispettosi custodi
d'onore e volontà
in silenziosa sardità.

                                                          

13 febbraio, 2013

poesia : per San Valentino

 


amore


All 'ombra
del silenzio,
gesti lenti,
misurati
ambiti
cercati,
tacito linguaggio,
mai sordo,
in crescente
armonia palpabile,
parlano a me di te
a te di me.
Giammai
vento
trasporterà
simili parole
solo
folate lievi,
in sospirati
intimi
vagiti
parlano a me di te
a te di me
d'amore. 



                                                           

12 febbraio, 2013

La poesia

La poesia

La poesia non è
un insieme di parole
incastrate
come giochi di bambini
E' lo specchio del vissuto,
frutto di seme,
tra mente e cuore
coltivato,
da un pizzico di follia concepito,
d'emozioni nutrito.
Il parto è
un dipinto di parole,
pennellate
di sentimenti,
sfumature
d’autore,
ardito
tocco in sublimata
fantasia
ristoro all'animo
è
la poesia.

                                            





10 febbraio, 2013

Un amore...fine


Giuanneddu offeso, da quell'urlo disumano lo aggredì, a parole:
- perchè no? Sono nato servo ma ho vissuto con padron Giuannantonio, io curo la sua roba come un padrone...io amo Annedda e lei ama me..perchè farci soffrire?.-
- noooooooooooo!!! non è possibile , non si può – urlava l'uomo
Confuso da simili urla, Giuanneddu cercò di calmarsi per sostenere la sua richiesta.
- ditemi il perchè...io ho mani forti, in pochi anni ho racimolato come paga quaranta pecore...-
riprese il giovane
- quaranta pecore, quaranta pecore... – ripettete a sé stesso, come nenia, Franziscu, andando avanti, indietro per la sala.
- quaranta pecore furono quelle che diedi a tuo padre ma lui disubbidì – disse , sollevando un dito verso il giovane
- che dite padron Franziscu ,cosa c'entra mio padre? io non capisco cosa dite...perchè non posso avere Annetta, noi ci amiamo???...siate chiaro vi supplico-
Franziscu si avvicinò al giovane puntando lo sguardo nei suoi occhi. Per la prima volta li vide, ne riconobbe la fierezza , l'orgoglio, la dignità di appartenenza
- vai a casa da tua madre, raccontale tutto. Lei ti darà la risposta ...poi prendi le tue quaranta pecore e fai quello che avrebbe dovuto fare tuo padre..-
Poi, stanco, schiacciato da quella notizia si rivolse a Giuannantoni

Un amore...nona parte

Linalda , la serva di Franziscu Puligheddu, bussò alla porta del padrone e con “confidenziale” atteggiamento aprì, senza attendere risposta.
Franziscu che aveva riconosciuto il passo , lasciando cadere il giornale, le disse :
- ti ho avvertita tante volte di non entrare se non dico “avanti”-
- padrone, ma la notte quando entro nella vostra camera e mi infilo nel vostro letto, non mi sgridate mai! - rispose la scaltra serva.
Franziscu fece finta di niente e
- dimmi cosa c'è?-
- di sotto, vi è il vostro vicino Giuannantoni insieme al servo Giuanneddu -
- e che vogliono? - chiese l'uomo
- non me lo hanno detto, però sono vestiti come il giorno della festa della Santa Patrona.-
Una ruga pensierosa solcò la fronte di Franziscu
- Annetta e Bastianu dove sono ? - chiese cercando di nascondere l'agitazione.
- vostra figlia è in camera sua e legge un libro della sua povera mamma, Bastianu sta ancora sistemando “ la roba” -
- bene, avverti Annetta che non esca dalla sua camera e Bastianu che non vada da “ Perritu” ...scenderò subito -
Uscita Linalda l'uomo cercò di scacciare l'ansia causata dai “ perchè” di quella visita , di quegli ospiti vestiti a festa.
Prima che qualche scheletro , affacciatosi dal passato, uscisse dall'armadio, si sistemò e scese le scale diretto alla sala.
Annedda aveva visto arrivare, da dietro la tendina della finestra, i due uomini.

Racconto..un amore..ottava parte

Annetta prese il mastello, lo mise sulla testa e , quasi di corsa si avviò verso casa.
- Annetta!,Annetta! - la rincorse Giuanneddu incredulo che, la promessa scambiata, non fosse un sogno.
La giovane si fermò, il viso sorrideva illuminato da quel sentimento nuovo che le stuzzicava il cuore di emozioni dolci ed arrossava le guance :
Egli le si accostò:
- dimmi che è vero! Che non sto sognando! Dimmi che mi ami!...-
Annetta arrossì, lo guardò negli occhi per trasmettergli sicurezza ma, non riuscì a pronunciare parola. Lui , toltole il mastello dalla testa, la strinse a sé:
- ho paura che sia tutto un sogno !!!-
ella sollevato il viso pronunciò un lieve:
– ti amo , non sapevo che la simpatia che mi ispiravi fosse amore, non conoscevo questo sentimento e adesso mi turba e mi confonde-
Giuanneddu la strinse : verrai alla fontana tutte le mattine???...ti aspetterò !
Ella assentì con la testa, poi raccolto il mastello, scomparve dietro la curva.
Rassicurato, il giovane riprese la strada verso l'ovile. Svolse i compiti meccanicamente perchè i suoi pensieri, i suoi sensi erano proiettati sull'intensa emotività vissuta al mattino.
Parlava da solo, ora chiedeva la mano della sua amata al padre, ora era con lei....il cuore gli saltava allegramente nel petto.
Alla sera fece rientro, come solito, alla casa di padrone Giuannantoni.
Decise di non dirglielo subito. Sentiva il bisogno di coccolare e custodire, ancora per un po', quell'amore tutto per sé.
L'indomani mattina, con dubbiosa ansia notturna, giunse alla fontana, prima del solito.

06 febbraio, 2013

racconto..Un amore..settima parte


                         
Affaccendata al lavatoio , Annetta si accorse di Giuanneddu solo quando le fu vicino. Percepita una presenza, sussultò lasciando cadere i panni per terra.
- Dio mio !- esclamò – che spavento ! -
Quando vide l'espressione mortificata sul viso del giovane, cercò di ricomporsi nascondendo lo spavento dietro un sorriso.
Quasi balbettando egli disse:
- buon giorno Annetta! - scusami se ti ho spaventata...ero...ero così attento ad ascoltare il tuo canto che non ho voluto interromperlo.
- beh!- sorrise con indulgenza Annetta, - se dovesse succedere ancora di udire il mio canto non fermarti ad ascoltare ma...canta con me...così non mi spaventerò! -
Giuanneddu rise alla risposta della donna. Era noto che avesse la battuta pronta, vivace e simpatica
Sceso dalla groppa di Burricheddu aiutò la donna a raccattare i panni quindi, nonostante le proteste di Annetta , li risciacquò ribattendoli sulla vasca.

05 febbraio, 2013

racconto..Un amore..sesta parte

La mattina successiva Giuanneddu si svegliò , al canto del gallo.
Lo faceva tutte le mattine , eppure sentiva che, quello non sarebbe stato un giorno come gli altri.
Si era addormentato con l'immagine di Annetta che gli sorrideva e così si era svegliato.
Alzatosi, si avvicinò alla finestrella ad osservare il disco della luna che pallidamente spariva dietro i monti, per lasciare spazio al sole che, con i suoi primi raggi cacciava le tenebre.
Aprile era giunto al termine e la natura, rigogliosamente, splendeva di vita e colori.
Il giovane ammirava quello che sembrava un quadro di pennellate Divine come se le vedesse per la prima volta : rossi papaveri emergevano ,come allegre chiazze, tra gli steli verdi del grano. Sui bordi del sentiero , timide margheritine si aprivano ai raggi del sole, perchè asciugassero le notturne lacrime di brina
Anche gli uccellini, gli parvero, più chiassosi del solito. I piccini cinguettavano nei nidi, mentre stormi di genitori volavano sugli alberi del mandorlo, in cerca della prima colazione per i figlioli.
Giuanneddu , incantato da quello spettacolo , gioiva di quella natura che rifletteva l'armonia di luce e colori del suo cuore innamorato.
Aperta la finestra, con la mente gridò il nome del suo amore, affinchè, il venticello primaverile lo spargesse sui campi, oltre l'orizzonte, negli spazi infiniti.
Il raglio di Burricheddu, seguito dall'abbaiare di Piluccu lo richiamarono alla realtà.
Sorrise del suo romantico , innamorato cuore.
Si preparò ed entrato in cucina salutò Teresina che lo riprese
- Giuannè!!! stanotte hai fatto le ore piccole e stamattina è stato duro svegliarti ehhh?-
La donna era serva ma anche padrona. Da ragazzina era entrata “ a servizio “ di padrone Giuannantonio , non si era mai sposata e al padrone non aveva mai chiesto niente. Come tacito accordo era la sua donna.
Molto affezionata a Giuanneddu lo trattava come un figlio.
Il giovane l'abbracciò e sollevandola da terra
- mi controlli ehhh!!” - rispose sorridendo.
- ma ti frulla il cervello? ...mettimi giù!!!- aggiunse la donna fingendo una severità che non aveva.
Il giovane le diede un bacio sulla fronte
- sbrigati- disse Teresina tendendogli la bisaccia dove gli aveva messo il pranzo: spianate, salsiccia ed una fiaschetta di vino – non senti che Burricheddu e Piluccu ti chiamano? -
Giuanneddu uscì con la bisaccia a tracolla, chiamò Piluccu che gli corse incontro scodinzolando festoso.
Montò in groppa a Burriccheddu a si diresse all'ovile.
Alla fine della stradetta privata vi era una fontanella seminascosta tra le canne. L'acqua che affluiva direttamente dalla montagna , sgorgava da un orifizio ricavato alla sommità di un muretto di granito rosso.
Nel retro, era stata costruita una lunga vasca con i bordi inclinati ,solcati da scanalature traversali che permettevano alle donne di utilizzare l'acqua per fare il bucato.
Lì si recavano tutte le donne che abitavano lontane dal fiume.
Per Giuanneddu la fontana con la vasca era un punto di riferimento importante : al mattino sostava per dissetarsi.
Nella buona stagione lo salutavano le lavandaie, nella stagione fredda gli cantava il “ buongiorno” il saltellare dell'acqua tra i sassi ed il getto continuo del rubinetto. Quando, alla sera, rientrava stanco, l'acqua scorrendo nella solitaria vasca sussurrava
- avanti !!! adesso c'è la curva e sei arrivato !!!-.
Anche quella mattina, si avviò , cavalcando l'asinello con andatura regolare, le gambe che pendevano inerti sui fianchi della bestia, oscillavano leggere ,prima della curva intravvide il canneto .
Le canne ,spinte dal venticello si strusciavano tra loro.
Giuanneddu tese l'orecchio per coglierne la nota musicalità invece gli giunsero i rumori dello sciabordio dell'acqua rimossa e lo sbattere di panni.
Sorrise – son fortunato qualche donzella mi dirà “ buongiorno!”
Il suo pensiero fu interrotto da un canto. Una voce argentina, simile alla sonorità degli usignoli sui ginepri in fiore, si sollevò nell'aria serena.
Il giovane si fermò, quel canto gli aveva penetrato il cuore che, prese a battere impetuoso.
Aveva riconosciuta la voce di Annetta.
- dietro la curva c'è lei!”- si ripeteva.
Fattosi coraggio, ripartì e dietro la curva ...la vide.
Annetta stava curva sulla vasca intenta a sciacquare i panni.
I suoi nerissimi capelli raccolti sulla nuca, fermati con spille di madreperla , la incoronavano.
Indossava una gonna azzurra con lunghe pieghe , che le scendeva a metà gamba, la camiciola bianca s'intonava con il candore della sua pelle, completava il tutto, un corpetto finemente ricamato. 

                                                                 

04 febbraio, 2013

un amore...quinta parte



Giuanneddu si recò all'osteria del paese, dai “Perritu”
La chiamavano così perchè era gestita da due fratelli gemelli : Marieddu e Barore. Poiché i due somigliavano come gocce d'acqua, li chiamarono ambedue, “ Perritu” che significa una “metà” a sottolineare che ognuno di loro era la metà di un intero. Con il passar del tempo furono dimenticati i nomi originali ed entrarono in simbiosi con il locale, tutt'e tre si chiamarono“Perritu”
L'osteria era il ritrovo serale degli uomini. Contadini e pastori, spezzavano la faticosa quotidianità, raccontandosi tra un bicchiere di “Cannonau” ed uno di “Vermentino”.

Il giovane, dall'esterno, riconobbe le voci dei presenti, indeciso se entrare o no, si fermò qualche attimo ad ascoltare il brusio allegramente chiassoso che proveniva dall'interno.
Udì “Bove” , così chiamato per la sua fama di gran bevitore , talmente incallito che, mai dava segni di ubriacatura.

03 febbraio, 2013

Un amore................quarta parte


Nella casa di padron Giuannantoni, a prima entrata, vi era una grande stanza : la cucina.
In un angolo un grande camino dove il fuoco brillava sopra un trippiede che reggeva una pentola di terracotta da cui fuoriusciva un buon odore di minestrone.
Il soffitto era fatto di canne , sostenute da lunghe travi di quercia dalle quali pendevano cordoni di salami e salsicce.
Legate a due ganci, mediante fili di raffia, era sistemata una mensola, anch'essa fata di canne unite tra loro da raffia. Sulla mensola erano sistemati, ad asciugare, i formaggi freschi e le ricotte. Grappoli di “perette” ( provole) pendevano da altri chiodi infissi sulle travi.
Nel muro, di consistente spessore, era stata ricavata una grande nicchia , dentro vi erano sistemate brocche d'acqua che Teresina , la serva – padrona dell'organizzazione della casa, ogni mattina riempiva trasportandola dentro una giara, che teneva sulla testa riparata da un telo arrotolato, dopo averla riempita alla sorgente.
Giuanneddu abbracciò con lo sguardo quell'ambiente così familiare, quasi a trovare in esso , conforto materno.
Preso uno sgabello di sughero, lo accostò al caminetto e si sedette accanto al fuoco in attesa che la cena fosse pronta.
Gli occhi fissi sulla fiamma ne coglievano il movimento sinuoso ed il calore che richiamavano, alla sua mente il muoversi aggraziato della ragazza e facevano battere il cuore di quell'amore così audace che lo infiammava.

01 febbraio, 2013

racconto...un amore..terza parte




Il sole era tramontato.
La ragnatela delle tenebre era arrivata, ammantando lentamente l'orizzonte arrossato dal sole, finchè, la luce scomparve completamente lasciando il posto alle ombre della sera.
Giuanneddu, nel frattempo, aveva legato due bidoni, colmi di latte, con una corda di raffia intrecciata e li aveva deposti sul basto dell'asino “ Burriccheddu”, così si chiamava la bestia che attendeva tranquilla l'arrivo del padrone, cercando tra gli arbusti qualcosa da masticare.
- pfrummm!- fece Giuanneddu con le labbra per incitare l'asino a muoversi.
Burriccheddu si avviò trotterellando, di buona lena, sul sentiero che ben conosceva. Precedeva di poco il padrone, che avanzava a piedi fischiettando , seguito a sua volta da uno scodizolante Piluccu.
Giuanneddu avanzava immerso in quella natura che tanto amava: il canto dei grilli, le lucciole che gli attraversavano il cammino, il fruscio leggero delle foglie degli alberi e delle macchie di lentisco, quel profumo selvaggio , che impregnava l'aria attorno, gli davano serenità.