30 dicembre, 2013

Attimi. L'anno che sta per finire...




E' appena albeggiato, un sole infreddolito sbadiglia e mi guarda dalla tapparella sollevata: “che ci fai al p.c. Così presto ? “ sembra chiedermi.
Io ho riposato bene , mi sono svegliata prima del sole perchè il mio cervello o il mio “IO” o tutt'e due insieme, mentre dormivo, hanno operato in libertà cercando dati anche nei meandri più nascosti del mio “essere”. Hanno bussato al mio sonno e cacciatolo , con dovute maniere, mi han posto davanti uno schema di pensieri che in questi giorni di festa credevo di aver chiuso nella differenziata: 2013... siamo alla fine.
In altri tempi le signore si svegliavano al profumo del caffè e del latte caldo che proveniva dalla cucina, oppure , le più romantiche, al profumo di sogni colorati, o da coccole fugaci...adesso con l'elettronica..e va bene...stiamo a passo con i tempi!!!
A dire la verità prima dell'elaborato, al momento del dormiveglia, nella mente girava una pellicola in bianco e nero proiettando davanti ai miei occhi un anedotto letto ne “la settimana enigmistica” quando da studentessa, ma anche dopo per il relax mentale, m'ingarbugliavo nel risolvere rebus, anagrammi, anarebus, parole crociate senza schema, Rebus stereoscopico e Incroci obbligati e quant'altro.
Ho guardato sempre poca televisione, a lei preferivo il cartaceo ( libri, club degli editori, riviste mensili di cultura in generale ma anche mirata e la mia immancabile “settimana enigmistica”).
Ho iniziato ad interessarmi di tutti i programmi televisivi (aldilà di telegiornali, programmi culturali, film o altri rilassanti proposte di “mamma Rai”) , quando sono diventata mamma per poter scegliere quelli più adatti ai miei figli e in seguito, nei programmi televisivi diventati invasivi nel vissuto quotidiano, cercai una risposta quando a scuola, nel succedersi delle generazioni, mi accorsi di quanto la famiglia stesse perdendo il compito di controllo dell'educazione dei propri figli lasciati per ore in libertà di telecomando davanti la televisione.
Cominciai con l'assaporare i cartoni animati giapponesi, Capitan Harlock, Spidermen, Mazinga Hady, Remì, Mira, Shiro, lady Oscar...seduta accanto ai miei figli rispondevo alle loro domande. Arricchimento per la comunicazione con i miei alunni.Ogni cinque anni cambiavo generazione di alunni.
Ed ogni volta sbattevo la faccia contro una realtà che rispecchiava sempre più spesso atteggiamenti di idoli offerti dalle tivù commerciali, sorte come funghi, che immolavano e immolano il comune senso del pudore sull'altare “dell'audience” offrendo pura spazzatura. Nonni genitori, famiglie allargate, genitori sempre più assenti nella realtà famiglia, genitori separati, bambini sempre più fragili, egocentrici ,senza regole, irrispettosi dei ruoli, sconosciuti a sé stessi.
Anno dopo anno seguii il decadimento educativo dei programmi televisivi, seguiti di pari passo da una perdita di valori della famiglia e della coppia e del sociale. La tivù “spazzatura” inculcando con messaggi diretti, di facile lettura un modello di vita sregolato ha modificato la società
Mi sto perdendo, vediamo dove ero arrivata! Ah si...l'anedotto letto su “la settimana Enigmistica”: raccontava di un tiranno consapevole di essere odiato dal suo popolo ancor di più di quanto lo fosse stato suo padre, che a sua volta era stato più cattivo despota di suo padre, che lo aveva preceduto.
Ebbene, il re tiranno venne a sapere che, mentre tutta la sua gente rivendicava al cielo la sua morte, in una chiesetta c'era una vecchina che trascorreva diverse ore a pregare ad alta voce il Signore affinchè donasse lunga vita al suo Re.
Incredulo il re tiranno si fece condurre dalla vecchina : “perchè preghi che io abbia lunga vita mentre il popolo mi augura la morte?”
“Vedi mio re!”, rispose la donna, “io ho conosciuto tuo nonno che era un tiranno odiato dal popolo , quando morì gli successe tuo padre, la speranza che il periodo nero del popolo fosse terminata si spense subito perchè la sua cattiveria superò quella del padre. Il popolo inginocchiato invocava la sua morte. Dopo di lui sei arrivato tu...io prego il Signore che ti dia lunga vita perchè se tuo nonno ci ha fatto chinar la schiena, tuo padre ci ha messo in ginocchio, tu ci hai stesi e schiacciati...quello che verrà dopo di te qual sorte ci riserverà ?”
Ha poca importanza che io non ricordi come terminò l'anedotto mentre ritengo importante comunicare che mi son ritrovata, come quella vecchina, ad aver paura della morte del vecchio anno , rimango aggrappata alle sue vesti perchè ho paura dell'anno che verrà.
Anno dopo anno si sta cadendo sempre più in picchiata: il 2013 è stato l'anno del disordine totalitario, della deludente confusione di idee e ideali, della sfiducia, del crollo delle piccole e grandi imprese, della fuga all'estero dei “ marchi” invidiati, fiori all'occhiello dell'italica creative produzione Vi è stata anche una crescita: disoccupazione, numero di poveri , suicidi, furti ad ogni livello, emigrazione, importazione di droga, prostituzione, alluvioni conseguenti ad un ecosistema devastato ...( spazio per chi volesse aggiungere quel che manca)
Lo schemino elaborato dalla mia mente, mentre dormivo, in realtà è un disegno.
Vi è una grande giostra, come quelle che piazzano alle feste paesane, però anziché i seggiolini semiarruginiti, ha delle poltroncine rosse, sopra ,non comuni cittadini, ci stanno seduti ma elementi in camicia e cravatta, e donne di vario genere, (genere serioso e genere bunga-bungoso) indica un asterisco. Ogni tot. di poltrone ha un simbolo del gruppo di appartenenza.
I poltronisti ruotano ben imbragati alla cintura di sicurezza cercano di superarsi l'uno con l'altro , nel superarsi cambiano colore e simbolo ma tutti, proprio tutti sbraitano, calciano per arrivare alla bandierina che farà loro vincere giri gratuiti, stando ben attenti che quel giro di giostra, così appagante, non abbia fine.
Sotto loro “gente normale “ nel senso che arriva a malapena o non arriva alla fine del mese, cassintegrati, disoccupati, pensionati costretti a pagargli i biglietti attende arrabbiata che la smettano di giostrare , di divertirsi con i loro soldi. Sbatte i caschi per terra, urla, strepita, li minaccia con i forconi e quelli ruotano, ruotano sempre più in alto, lontani dalla spazzatura radioattiva sepolta sotto i piedi di chi sta a terra, ad urlare respirando esalazioni mortali. La marea di gente sotto si allarga sempre più Centinaia, migliaia...facce di Munch cacciano “l'urlo” di rabbia : lavoro, pane, casa dignità esigono perchè i loro padri, loro stessi hanno pagato tutti i biglietti per comprare quei diritti che chiedono ma...l'urlo rabbioso è inascoltato perchè le poltroncine della giostra si rincorrono, si sorpassano, s'imbrogliano le catene, si gioca persino a carte “rubamazzetto”( è quello preferito), si beve champagne, si mangia, si beve...ma che ci azzeca il discorso della scuola? Anche Lei ha perduto la faccia e son crollati i pilastri di un ente preposto alla formazione di un cittadino pensante a favore di uno assorbente passivo.
buon fine anno.
Ho freddo ritorno a letto
mariantonietta




                    

26 dicembre, 2013

Attimi...il mio presepe di carta

Per Natale ho sempre preferito preparare, come “segno”, il presepe piuttosto che l'albero, anche se alla fine, si facevano sia l'uno che l'altro.
Quest'anno ho preparato solo il presepe.
“Gesù è nato povero” ho pensato mentre sistemavo la capanna comprata quaranta anni fa per il mio primo Natale da mamma.
Dentro ho sistemato le statuine di plastica della Madonna, San Giuseppe, il bue e l'asinello al centro la paglia per il Bambinello e fuori tutti i personaggi che rappresentavano il ceto sociale più povero, e ignorante del tempo. Essi furono i primi ad accostarsi al Bambinello, il loro cuore umile riconobbe i segni della Divinità dalla luce che brillava sulla misera capanna , dai cori angelici che dal cielo, osannavano al Figlio di Dio e dal bimbo stesso radiante messaggero d'Amore.
Quei poveri inginocchiandosi davanti al Bambino Divino omaggiandolo dei modesti doni frutto del loro lavoro mi inteneriscono sempre, a loro fu concesso il “privilegio” di rappresentare la Natività con il Suo messaggio. Nel presepe non vi è posto per i ricchi , colti, superbi , essi non stavano tra i poveri ma attendevano l'evento come “ qualcosa di eccezionale, adatto al loro ceto”, sistemati negli alberghi serviti e riveriti. Anche Giuseppe e Maria non trovarono posto ..erano poveri. Io penso che se Maria avesse raccontato la “storia” del Bimbo che portava in grembo, sarebbe stata derisa e cacciata ugualmente...”figuriamoci , il Figlio di Dio , l'Uno e Trino nel grembo di una povera donna, sposata con un falegname!!???”
Le statuine sono simili a quelle che usavamo nei presepi della mia infanzia: adesso son di plastica, prima erano di gesso.
Così, come ideò il primo presepe San Francesco ,è rimasto nel tempo : i pastori che dormivano al pascolo insieme al gregge, il taglialegna che si riposa un attimo ,seduto su un tronco con un braccio poggiato sul legno dell'aceta, la lavandaia che lava alla fonte, le donne che portano brocche e giare d'acqua sulla testa, quelle che preparano il pane, i bimbi che giocano nel cortile tra le galline e le ochette che scorrazzano, la massaia che getta loro il mangime, il pastore che munge , il ciabattino che fa gli zoccoli per i poveri...
Man mano che sistemo le statuine mi accorgo che la povertà di oltre duemila anni fa era ricca di dignità. Penso ai poveri di questo tempo.
Terminato il presepe tradizionale, ricorro al web, ho una curiosità : voglio vedere i poveri del nostro tempo.
Prendo delle immagini e costruisco un presepe moderno, “di carta”. Gesù nacque povero, ma tra i poveri che ho visto, se nascesse oggi avrebbe almeno una capanna riscaldata dall'alito del bue e dell'asinello,una mamma, un “padre” falegname per educarlo e curare la sua crescita, coccolarlo... avrebbe queste ricchezze che altri bambini nel 2013 non hanno. Però ,nonostante tutto, il Suo messaggio d'amore non è andato perduto ed è giusto ricordare che la bontà esiste, silenziosa ma la gente di buona volontà c'è.
Nel mio presepe di carta li ho rappresentati come “stelle e angeli “, né ali né volto , solo un logo che unisce tutti quei volontari, e sono tantissimi, che abbandonata la via del benessere, spinti dal messaggio di Gesù, nato tra noi per portar l'Amore, dedicano la loro vita ai nuovi poveri Cristi alleviando come possono il dolore...
Buon Natale...dal cuore
mariantonietta







24 dicembre, 2013

BUON NATALE

Gloria,gloria...cantemmu insembi

Non v'a più lu briu e l'alligria
chi lu Nadali in cori chjamma
e chi una 'olta meda mi piacìa
cand'era fiddola e poi mamma.

Mancari lu tempu sia curriazzu
non si po' lù Nadali ammutrià
Ghjesù poaru è natu, fora lu stazzu
pà, l'Amori di Deu, i li cori arricà.

Lu ricunniscimentu da li poari arriesi
in spantu di zelu ammatricàtu di luzi e canti
pronti, a nosthru Signori s'inginucchjesini
pasthori, ziracchi di padroni, mindicanti.

Un pinsamentu lu capu m'a assaltàtu
pà rindì onori a la Divina Criatura
di appruntà un presèppiu a li tempi adattu
mi socu impignata cun amori e dulzura


Cussì materiali poaru agghju accapitatu;
Maria e Giuseppi, in d'una poara pinneta
cu lu boju e l'asinedu, agghju collocatu
e fora, li colci chena trabaddu né lamenta.

Disoccupati, pinsiunati, esodati, jenti
chi no ha più pani inn'anta la banca,
s'incammina animata di sintimenti
sighendi la strada chi polta a la luzi bianca.

L'operai di l'Alcoa cu' lu cascu in manu,
la strada, pà dà lu passu, illuminani,
a li dirrugghjati miseri e in affannu
pa palduta casa, ramattu, insembi prigani.

“Osanna!” cantani, cu' l'àgnuli a lu Piccinnetu,
sendi l' istella cuduta guida, cò la sò luci Santa,
non re ricchi d'ori da lu trabaddu di poareti furatu
ma Re chi all' amori di li fraddeti ani la ida didicata.

Non sempri sò cunnisciuti né li nomi, né li cari
e pocu so funtumàti i li giornali
no ani lussu, né macchini, né guàldi passunali
prestani lu sò sabè e l' uparà solu pà amori.

Cumpritu agghju lu Preseppiu di lu Nadali meu
sirinitai mi pidda a lu cori sendi chi lu figghjola,
pà cumprillu Papa Frantziscu, lu bon pasthori,
pongu accultu a li pedi di nosthru Signori
Miludia d'agnuri cantu pà l'omini e pà Deu
in agattata Fidi intendu chi non socu sola.

Traduzione
Gloria,gloria cantiamo insieme

Non ci sono più il brio e l'allegria
che il Natale richiama nei cuori
e che una volta mi piaceva tanto
sia quando ero bambina che quando son diventata mamma.

Però, nonostante i tempi siano duri
non si può vivere il Natale con tristezza
Gesù è nato povero, fuori da un abitato
per portare l'Amore di Dio nei cuori.

I primi a riconoscere la Sua Divinità furono i poveri
incantati dal cielo colmo di luci e canti
prontamente s'inginocchiarono davanti al Signore
servi assoggettati dai padroni, mendicanti e pastori.



Un' idea mi è venuta in testa
per rendere onore alla Creatura Divina:
di preparare un presepe adatto al nostro tempo,
così mi sono impegnata con amore e la dolcezza.

Ho raccolto materiale povero (che non costa niente)
poi Maria e Giuseppe dentro una pinneta
con il bue e l'asinello ho sistemato
e fuori della pinneta, quei disgraziati senza lavoro che davanti a Gesù ,gioiscono .

Disoccupati, pensionati, esodati, gente
a cui manca il pane sopra il tavolo
vanno verso Gesù animati da sentimenti
forti ,seguono la strada segnata dalla luce splendente.



Gli operai dell'ALCOA con il casco in mano
illuminano la strada per indicare la direzione
agli alluvionati impoveriti e affannati
per aver perduto la casa, il lavoro, insieme pregano.

“Osanna!” cantano, insieme agli angeli, per il Bambinello
mentre la stella cometa guida, con la sua Santa Luce
i re , non quelli arricchiti rubando dal lavoro dei miseri
ma quei Re che dedicano la loro vita per aiutare i fratelli sfortunati



Spesso, non si conoscono né i nomi né i volti
di loro , poco si occupano i giornali
non hanno lusso, né macchine,nè guardie personali,
offrono la loro cultura e operano solo per amore.

Ho terminato il presepe del mio Natale,
di serenità s'inonda il cuore mentre lo osservo,
per completarlo , Papa Francesco, buon Pastore
sistemo accanto ai piedi di nostro Signore.
Melodia d'angeli canto, per gli uomini, per Dio
in ritrovata Fede sento che non sono sola.




23 dicembre, 2013

Attimi...il Natale

Ecco ci siamo...nell'aria , nonostante tutto, si sente il Natale.
Come sempre ha la doppia faccia : gioia arcobalenica per i più piccini, malinconia che emerge dai ricordi, per i grandi.
Bastano povere luminarie, vetrine colorate di vuoti negozi per dare il vero significato di quel Natale che aveva perduto il senso del messaggio d'amore a favore di una corsa frenetica allo spendere...regali, cenoni....
Auguro a chi passa di ritrovare la serenità del vero Natale, più attenzione allo stare insieme, a comunicare ad abbracciarsi perchè ci si vuole bene...
SERENO NATALE

15 dicembre, 2013

Lettera a Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino
da quanto tempo non ti scrivo.
Non sono più una bambina, eppure sento che devo parlare al TUO CUORE a proposito del Tuo progetto d'Amore che con il Tuo umano avvento ai portato sulla Terra a chi ha buona volontà.
Non voglio niente per me che sono moglie, madre, nonna serena ma per chi soffre Ti prego:

"vorrei che fosse un Natale sereno per tutti e che durasse tutto l'anno, vorrei per ogni famiglia una casa e in ogni casa un padre sereno per il suo lavoro, una madre che metta a tavola almeno un piatto di pasta e il pane, vorrei per ogni bimbo una carezza materna, vorrei cancellare gli orrori delle calamità "naturali", della guerra, le molteplici "violenze, vorrei che gli "adulti" scrivessero una lettera a Gesù Bambino aprendo il cuore a quel fratello dimenticato, offeso, immolato sull'altare di idoli falsi, vorrei...vorrei..ritrovare quella dolcezza ingenua del mio Natale da bambina, quando giocando con le statuine del presepe, pensavo che tutto il mondo fosse così semplice , sereno , colmo d'amore...se preghiamo tutti insieme ce la faremo...!?!?

                                                                                Gesù ritorna tra noi...

14 dicembre, 2013

I miei ultimi romanzi IN REGALO






i miei ultimi scritti
2 romanzi:--PARTONO I BASTIMENTI
                 --  UN AMORE
1 racconto: --ASPETTANDO IL NATALE
non sono in vendita, li regalerò in versione pdf a chi lo richiederà postando richiesta e indirizzo e-mail nello spazio commenti qua sotto.
Gli indirizzi non saranno pubblicati
AUGURI PER UN SERENO NATALE


















Asprttando il Natale cap. 4-5...

Cap. quarto

Presa coscienza dell'accaduto, ziu Mannu ,con il volto contornato da una barba bianca che gli dà un' aria saggia, fa zittire tutti:
“Chistu è un bon vicinu, semmu funtumati pà l'amori chi ci lia da sempri!” ( questo è un buon vicinato, siamo menzionati per l'armonia che che ci lega da sempre!)
Tutti tacciono in attesa che il vecchio, rispettato qual patriarca, calmi le acque.
Ziu Mannu rivolto a Bastiana : “ anda fidhola 'ona ( vai figlia brava), accultighjaddi a la me casa
( vai a casa mia) e prendi quel barattolino scuro che c'è dentro la “credenza buona” e portamelo.
Attinziona a nò scapallu! ( stai attenta che non ti caschi per terra! )
Bastiana esce di corsa seguita da Lella : ( aspè chi t'accumpanghju) “aspettami che ti accompagno”.
Ziu Mannu chiama gli uomini presenti , li prega di togliere le scarpe a ziu Cashju per potergli lavare i piedi e disinfettarli con il decotto medicamentoso che lui stesso prepara e che tutti nel vicinato usano per qualsiasi “cosa”: disinfettare ferite, massaggiare parti doloranti, lenire infiammazioni, spennellare tonsille e gole infiammate, emorroidi.... Per qualsiasi bisogno di intervento medicamentoso ci si rivolge a ziu Mannu.
Nell'udire che gli avrebbero lavato i piedi ziu Cashju urla: ( non mi laeddi, lu cumandanti non vò, ) “non mi lavate il comandante non vuole)..io ho sempre ascoltato le sue parole, i suoi consigli e non mi sono mai ammalato...mai un raffreddore...mai,mai,mai!”
Intanto che si lamenta, gli uomini mettono un “calderone” con abbondante acqua sul trippiede per scaldare e si preparano a lavare, dopo oltre quarantanni, i piedi ad un decorato milite di guerra.
Quando Bastiana e Lella arrivano con il decotto i piedi di zio Cashju sono stati già trattati con sapone, candeggina e la spazzola per i cavalli. All'uomo triste e rassegnato vengono spennellati i piedi.
Ziu Minniu gli si avvicina, ha in mano un paio di scarponi di campagna, sono usati però abbastanza buoni:
“ cumpà da boni vicinanti trattedhi chisthi scalpi mei!!!.. cumenti fratedhi cumpà!!!
(compà da buoni vicinanti usate queste scarpe mie!!! come se fossimo fratelli, compà)
“ m'aaraghju abituà cumpà, cun sacrifiziu, a chi li mej m'intraghjani chena faithà”
( compà mi abituerò a queste nuove scarpe, mi costerà sacrificio perchè le mie mi entravano “senza dir parole” non facevano problemi, avevano le deformazioni del piede.)
Indossate le scarpe ziu Cashju si alza in piedi per provarle: “ mi parini un pocaretu manni” ( mi
sembrano un po' grandi) ma non fa niente, metterò della carta nella punta!!”
Ziu Minniu per richiamare tutti a quello che è il compito del giorno: “ ma chisti cosi boni li femmu o no?” ( ma questi dolci li prepariamo o no?)
Zia Mia per mostrare che anche lei ha una sua importanza nel vicinato batte le mani come per allontanare le galline dall'uscio di casa:
“A fora l'omini, sciò,sciò! “ ( fuori gli uomini sciò,sciò!!) Si avvicina al mobile prende pane, formaggio, un fiasco di vino :
“ Andate alla casetta del forno , curate il fuoco , fate colazione che noi adesso impastiamo!”
“Oh!!! e chi buldeddu chist'ommini!!!” ( oh! E che casino questi uomini!!) esclama la donna invitando con lo sguardo ciascuna a prendere il suo posto.
“cosa aemmu a fa pà primmu?” ( con quale dolce cominciamo ?”) chiede zia Mia
“eu dighjaria da li papassini, so chissi chi s'intosthani più a taldu!”propone zia Minnnia
( sono quelli che tardano di più ad indurire!)
“emmu aeti rasghjoni cummà!” (si avete ragione comà)
poi rivolta a Tea “ senda mea! pidda la rizetta di mamma toa chi è la meddu e cumenchja a lighjni e l'altri, bon fidholi, steti attendi e passeti li cosi cumenti si cunveni!”
( azienda mia , mia preziosità! Prendi la ricetta di tua mamma che è migliore delle altre e inizia a leggere ...e voi altre , brave figliole, state attente e preparate le dosi esatte degli ingredienti.)
Ogni donna ha un compito preciso: una legge la ricetta, un'altra pesa e passa la farina alle tre più anziane che impastano, un'altra ha la consegna di pesare lo zucchero,un'altra di tostare le mandorle.....
Durante l'impasto non si parla. Solo le anziane scambiano pareri. Pronto l'impasto si siedono attorno a “sa mesa” ( il tavolo) a debita distanza l'una dall'altra e preparano le forme.
Bastiana interrompe il silenzio delle abili mani che si muovono:
“ ma ogghj c'a dì è!?” ( ma oggi che giorno è?)
Malgarida facendosi il segno della croce :” ogghj è tredighj di Pasca di Nadali, Santa Lughja ...un passu di ghjadhina!” ( oggi è il tredici del mese di Pasqua di Natale, Santa Lucia...un passo di gallina!)
Tutte si segnano.
“ e, si !” aggiunge Mennena “è il giorno più corto dell'anno!”
Toa: “ è veru , da Santa Lughja a Nadali un passu di ghjadhu” ( è vero ,da Santa Lucia a Natale un passo di gallo !- i giorni si allungano)
“cuccurudduuuuu!” si sente Giuanni alle loro spalle
Tutte ridono, Toa : “oja c'assuconu!” ( oja e che spavento!)
“ e dà chi non lu timmi cussì abedhu !” ( e dai che non è vero che ti fa così paura!)
“e si dapoi è lu ghjadhu Mannu chissu chi da Nadali anda a Capuannu lu timmi ancora di mancu!!”
( e se poi a cantare è il Grande Gallo che va da Natale a Capodanno lo temi ancor di meno!)
Giuanni prende velocemente un altro fiasco di vino e se la dà a gambe prima che la moglie gli tiri dietro il mattarello.
Lella: “perchè babbu ha fatto quelle battute sul grande gallo?”
Toa: “zitta tu e lavora, non lo sai che dalla notte di Santa Lucia a Capodanno i giorno si allunga piano piano ...con passo di gallina, poi di gallo e dopo ancora di gallo grande!”
“ahhhh! Fa la ragazza che non capisce né l'ilarità, né le gomitate che si scambiano le altre tra sorrisetti maliziosi.
Partono le prime teglie per il forno. Malgarida e Franzisca si trasferiscono nella casedha del forno.
Gli uomoni con la pala mettono le teglie dentro la grande piastra e pochi secondi dopo le tirano fuori.
Le donne, nel frattempo hanno preparate “le corbule” ( canestri ) ricoperti di teli bianchi per sistemare con cura i dolci caldi.
I primi assaggi .
“ Cantu so boni!” ( come sono buoni!) si complimentano , e una fiamma d'amore scambievole, di orgoglio di buon vicinato scorre tra loro.
“s'era stata via mamma mea!” “ (se fosse stata viva mia madre!”) dice Toa emozionata al ricordo, mentre sgranocchia un dolce “ lei si che era una vera massaia, io cose buone come le preparava lei, non ne ho più mangiate!”
“E cummà!” interviene Maltina asciugandosi una lacrima d'emozione con un lembo del grmbiule
“ l'ansiani cummà erani speciali, puru mamma mea...”( comare mia, gli anziani erano speciali, anche mia madre...)
“ su, su !” interrompe Lisandrina “ li molthi cu li molthi e li vii cu li vii!” ( su,su, i morti con i morti e i vivi con i vivi!).
Prende una bottiglia di anice : “ajò chi ci femmu un anicinu, a candu a cumprì tuttu, oj,oj...tocca sta bè!” ( ajò, beviamoci un anicino che dobbiamo rinforzarci perchè il lavoro è lungo e pesante!
Maltina ride “ se ci vedono gli uomini??!” poi rivolta Lella: “ para la ghjanna chi no arria calc'ommu!” ( stai attenta alla porta che non arrivi qualcuno dei nostri uomini!)
Riempiti i calicini bevono tutte insieme poi ridendo commentano la bontà dell'anice.


Cap. quinto
Le mani sono veloci ma anche le lingue. Nella stanza si lavora e si chiacchiera. Il profumo degli impasti di farina, con i vari condimenti aromatici, unito a quello dei dolci caldi che arrivano dentro i canestri poggiati sulla testa delle più giovani creano un'aria festosa. Un'emozione di condivisione che allarga i cuori predisponendoli alla confidenza, ai ricordi in confusione tra il passato, il presente, anedotti volutamente esagerati per suscitare ilarità.

12 dicembre, 2013

Aspettando il Natale...terzo cap.

Cap. terzo


“E permesso? “ chiede, ed è già dentro, comare Maltina, capogruppo della parte alta del rione, seguita dalla figlia Bastiana, “signorina ” quarantenne, ormai condannata allo zitellaggio come le sorelle Catta : Malgarita, Frantzisca e Mannena che entrano ridacchiando e scuotendo la testa con ancora i segni dei bigodini, tenuti tutta la notte per essere in ordine e per i “non si sa mai!”...Oltre centoquarantanni in tre, dopo aver respinto tutti i corteggiatori con un - “pucci ,cacca” , figuriamoci se mi prendo quello!” Adesso sperano nel miracolo.
“entrate, avanti, vi stavamo aspettando!” si avvicina loro zia Mia, mentre, Maddarena e Minnia aiutano le nuove arrivate a togliersi la mantella
Come gallinelle si avvicinano a Tea
“ auguri, abbiamo saputo che attendi un bambino!” , senza aspettare conferma : “ ma è vero che sei già in tre mesi? Si aggiunge zia Maltina : “come mai hai aspettato a dircelo così tardi? Tre mesi...foramari!!!”
Tea arrossisce. Conosce il vicinato, sa che il loro pettegolare, voler sapere, punzecchiarsi non è cattiveria ma un modo “familiare” per stare uniti però, non ha ancora maturato la malizia per difendersi per cui l'argomento matrimonio, marito, incinta, la imbarazzano. Zia Maddarena coglie lo sguardo di zia Minnia che la invita a rispondere per salvaguardare la risevatezza di Tea, lei essendo la madre della giovane potrebbe dare una risposta criticabile.
Maddarena : “ cummari Maltina mea, lo sapete che Tea è timida e riservata” continuò sollevando il tono della voce onde evitare le parole che stavano per uscire dalla bocca di cummari Maltina:
“Lo sappiamo che adesso che è sposata è come noi ma Tea ha rispetto della vostra figliola Bastiana e delle nostre amate vicine ingenue vergini, e per discrezione tace. Poi, comà, prima dei tre mesi non si è sicuri...”
Vengono interrotte da una voce ululante, alle loro spalle. Le donne si voltano e vedono ziu Cashju, marito di zia Maltina.
Ritto sulla porta, cerca di dare potenza e credibilità alle parole dal suo metro e venti di altezza. Le donne:
“oja, e che accidente vi è successo a voltarvi così cumpà?”
“ guardatemi il piede!” farfuglia sbavando di rabbia.
Sua moglie si avvicina “ oja! Poveretto chi ti ha ridotto così ? Chiede sollevando il piede destro del marito con lo scarpone vecchio , puzzolente di grasso di maiale, tutto rotto, morsicato.
L'uomo con gli occhi accesi : “ è stato il cane di cumpari Barori! Da quando cumpari l' ha portato non posso più passare nella strada per andare alla posta che appena mi vede mi rincorre e si attacca alle mie scarpe . Oggi perchè cummari Minnia e cumpari Barori non c'erano a richiamarlo, si è avventato alla scarpa trascinandomi come uno straccio!...guardate!!” dice voltandosi per mostrare anche il pantalone rotto.
Non si era accorto di avere il sedere completamente nudo.

Aspettando il Natale....secondo capitolo

Cap. secondo

Il suo “amico” , un bastardino di cinque anni, l'uomo lo aveva trovato vicino ad un cannetto seguendo il guaito di dolore che il cane emetteva. Totoi si era avvicinato al punto da dove proveniva quel flebile gemito, aveva visto il cane tremante e ferito da una scarica di pallini da caccia. Totoi fu colpito da due occhi che lo guardavano rassegnati al suo destino . Gli si era avvicinato “ ehi piccolo “ disse accarezzandogli la testa con i polpastrelli delle dita
Dopo avergli curato la ferita, Totoi lo portò con sé e fu così che il cane ritrovò la fiducia negli uomini; “Pulighiteddu...piccolino”, lo chiamava Tea coccolandolo. Quel nome gli rimase.
Totoi entrò nel magazzino, prese il suo “vespino 50 “ azzurrò; un paio di colpi all'accensione, attese che Pulighiteddu si sistemasse davanti alle sue gambe e tra nuvole di fumo del tubo di scappamento si allontanò dal paese.
Tea si riaddormentò fino al canto del gallo.
I due giovani erano sposati da oltre un anno e dopo mesi di ansiosa attesa tra illusioni e delusione, adesso aspettavano un figlio.
Sorrise accarezzandosi il pancino che cominciava a vedersi. Era soddisfata. Lei e Totoi si erano sposati per amore, con il consenso delle famiglie.
Si conoscevano da sempre.
Nati nello stesso “rione” di un paesello sistemato come un serpentone lungo una via naturale che si estende sulla valle ai piedi di una cresta di morbide colline.
Le case, costruite una di fronte all'altra sulla strada principale, viste dalla collina sembrano comari affacciate al balcone a pettegolare. Ogni tanto il serpentone è interrotto da una viuzza che separa le colline e circoscrivendole ritorna a valle incrociandosi ancora con la via centrale. Nella parte della collina, circoscritta dalla stradina sterrata, vi sono casette raggruppate attorno ad una piazzola. Nel “Rione Frutteto “, dove vivono Totoi e Tea, tutte le case si affacciano davanti alla piazzola , al centro della quale vi è una fontanella ove affluisce l'acqua cristallina che scende dall'alto della collina riversandosi dentro un vascone di pietra. Punto focale d' incontro delle donne fin dal primo mattino per attingere l'acqua fresca ad uso familiare oppure per lavare i panni. Sono i momenti di scambio di confidenze ed un caffè nella cucina dell'una o dell'altra. La porta di ogni casa si apre sulla cucina; il punto più vissuto della casa: vi è il caminetto, il tavolo con le sedie, qualche poltrona per gli anziani, una credenza e gli sgabelli per i bambini. Alla cucina sono annesse altre stanze , aggiunte, nel tempo, man mano che la famiglia cresceva. Se qualche figlio si sposava costruiva sopra i genitori o accanto. Nel retro di ogni casa ci sono il giardino e l'orticello, argomento vanto delle donne. Dietro gli orti grandi spazi collinari ricchi di piante da frutti e olivi, da cui il nome del Rione. Le famiglie sono molto legate tra loro da regole di buon vicinato tramandate dagli “antichi “ Un rapporto più che parentale. Tea aveva spesso sentito dire sia da sua madre che da zia Maddarena :

Racconto : Aspettando il NATALE....Cap. primo

Cap. primo
E' una fredda mattina di Dicembre.
La brina della notte ha ghiacciato il paesaggio coprendolo di trine e merletti raffinati.
Il sole pallido e triste, dopo essersi scosso di dosso il freddo della notte , ha preso il suo posto nel cielo da dove emana una luce mite. Il gallo canta un chicchichì stridente.
Quel canto rompendo il silenzio ovattato dal gelo, sveglia Tea.
La donna socchiude gli occhi in attesa degli altri “chicchirichì” sperando che il vecchio gallo della suocera si attardi sulla porticina del pollaio per schiarirsi la gola ferita dal freddo. La giovane si sarebbe così concessa ancora qualche secondo per crogiolarsi nel letto, e coccolarsi con il piumone.
Allungata la mano nel grande letto matrimoniale cerca il tepore del corpo caldo del marito, anche se sa che Totoi è già alla “tettoia”, in campagna, con il gregge.
Quanto le sarebbe piaciuto svegliarsi tra le braccia del marito al canto del gallo, al suono della campana dell'antica chiesetta che, annunciando il nuovo giorno, invita alla preghiera, ma “la roba” una cinquantina di pecore , sono la loro ricchezza da curare e custodire.
Totoi si era levato dal letto che era ancora buio. “ Amore” le aveva sussurato con gli occhi immersi nei suoi , mentre, le sue forti braccia la circondavano raggomitolandola come uccellino nel nido.
“ riguardati,amore...non affaticarti, quando ti sentirai stanca rientra a casa a riposare...”
“Ma non sono ammalata !...se mi stancherò mi siederò nella stessa casetta “del forno” da zia Mia, non voglio stare sola a casa...preparare i dolci per Natale con le donne del vicinato è bellissimo. Mi piace ascoltare le chiacchiere e i racconti che fanno mentre abilmente muovono le mani...adesso che sono sposata ed aspetto il bambino mi considerano “una donna” come loro. Lella che ha ventitre anni , praticamente la mia età, è fidanzata eppure non è considerata come me. A lei è affidata la custodia dei bambini, va al negozietto a fare le commesse, prepara il pranzo, porta le teglie avanti e indietro dalla casetta del forno...insomma, fa le consegne come le altre ragazzine, non sta ad ascoltare le chiacchiere”
“ scusa, perchè non può ascoltare ciò che dicono?”
“Perchè parlano di “cose” da donne sposate! Si giustificano le anziane , cambiando discorso quando vi sono orecchie che , secondo loro non possono ascoltare”
“ tipo ?” chiese con sguardo maligno Totoi
“ohhh, smettila, non insistere...ti ho già spiegato che fanno battute a doppio senso e stuzzicano per sapere le “cose” intime!!”.. arrossì Tea, fingendo un broncio che interrompesse quella discussione.
“E tu?”
“stanno fresche che ci casco!!! io ascolto e sto zitta, sono brave persone ma...pettegole e ficcanaso”
-“e le “zitelle, come mai possono ascoltare ?”-
Tea rise ricordando quel che le “anziane” dicevano a tal proposito quando “quelle” non erano presenti. -“ Si dividono in due fazioni: una prima afferma che hanno“assaggiato” con uno “stallone” poco soddisfacente, l'altra che ...”
“che???” continuò Totoi
“Smettila ficcanaso! Mi fai diventare simile a loro!” si era arrabbiata Tea
“ dai non arrabbiarti “ gli sussurrò nell'orecchio il marito, con quella voce maschia, roca alla quale ella non sapeva resistere: “ lo sai quanto abbiamo atteso questo bambino!!!” disse accarezzando il figlio che da tre mesi cresceva nel seno della sua amata. Tea apprezzò l'abilità con la quale Totoi aveva cambiato argomento:
“ Ieri mi ha visitata l'ostetrica, Signora Carla, mi ha detto che stiamo andando bene, che posso fare tutto evitando strappazzi...e poi”... continuò dopo una breve pausa : “mamma Minnia e tua madre zia Maddarena hanno promesso che a me ci penseranno loro!” rise la donna pensando a quanto fossero attente e premurose le due donne con lei.
“A proposito!!! “ riprese l'argomento interrotto precedentemente Totoi “ e le nostre mamme che raccontano?

05 dicembre, 2013

Poesia...Natale 2013...La speranza

Natale 2013

Natale è una candela
accesa
per illuminar la via
dell'amore
la strada che ci
ricongiunga
alla dignità di figlio,
fratello
di Dio, Padre nostro
Creatore.

Natale è una rosa rossa
operante
in ritrovato ardore
perchè ogni sua spina
fenda,
con passione,
la nebbia del vivere
in confusione
di egoista, cinica
ragione.

Natale è una spada
lucente
tra intricate ragnatele
d'interessi,
futili idoli d'illusione
di civili progressi,
d'avida cecità
pregni,
in scivolose stalattiti
sospese.
inutili, gelidi , appigli,
fautor di rovinosi
perigli

Natale è il fuoco del camino
rosso
come il sangue d'innocenti
fratelli,
cosparso dai Caino
per superbo dominio
di potere
in virtù d'isterica follia,
conscio che nelle stessa
barca,
il suo avido esistere
muoia



Natale è una stella
brillante
che restituisca fiducia ,coscienza
alla gente
chè “ se si vuole si può
cambiare”
rispettando l'amore per la natura,
il naturale,
in ritrovato valore della famiglia,
ciascuno al suo posto:
nonno, nonna, genitori,figlio,figlia.
Luci d'etica, estetica e morale,
Sarà in salita
ma insieme si può cambiare.

Sarà finalmente un vero
Natale,
con Gesù nel presepe
tra Maria e Giuseppe.
Dio nato Bambino
per donarci l'esempio
dell'Amor Divino.
Nalla Sua Immensa bontà
di un cuor pentito ha pietà.
Seguendo la Stella Cometa
si arriverà alla giusta meta
In fondo,che resterà di noi
alla fine del nostro mandato?
Solo l'amor che attorno a noi
abbiam seminato.


01 dicembre, 2013

E sarà Natale

Oggi primo Dicembre.
Inizia l'avvento.
Era il periodo più bello dell'anno finchè non ho aperto gli occhi sul mondo.
Una malinconica ombra rifletto negli occhi: sono i ricordi un tempo gioiosi






sto dentro un sogno.
..ritornar bambina, 
nel giorno di Natale alla mattina, 
svegliata all'improvviso, 
da un dolce sorriso, 
su alzati è passato il BAMBINO DIVINO, 
corri a veder se ti ha lasciato un regalino, 
Lui fa così con i bimbi buoni,
mentre agli altri porta carboni..
.corro all'alberello, 
nel presepe c'è il bambinello, 
le mando un bacino e poi, e poi..
.scarto iil mio pacchettino....