prima parte
Tea aprì gli occhi.
Subito li socchiuse.
Come sua abitudine, al risveglio, le
piaceva raggomitolarsi tra le coperte, in posizione fetale. Aspettava
così che sua madre entrasse a svegliarla con le sue tenere coccole.
Dalla cucina arrivava l'aroma familiare
del caffè che, spinto da un'allegra fiamma, saliva, brontolando,
nello stretto passaggio della caffettiera; la bambina udiva il
crepitare della legna nel fuoco del caminetto che spandeva nell'aria
la melodia scoppiettante delle scintille insieme al profumo delle
bucce delle arance essiccate, che la mamma vi gettava dentro per
nascondere l'odore acre del fumo. Tea si crogiolava in quei segni
familiari tangibili espressioni d'amore e sicurezza per il suo
esistere.
Anche il vociare dei fratellini
Franco e Paolo, che allegramente si punzecchiavano tra loro o
stuzzicavano lei affibbiandole sopranomi mielosi: “la
principessa di casa”...”scemina”
Tea sbuffava apertamente con frasi : “
smettetela stupidini”...”mamma, li senti? Uffa!!”
Anche questo faceva parte della
serenità, dell'amore della famiglia.
La bambina ne era pienamente
consapevole e in quella nuvola di affetto mattiniera si tratteneva
come lucertolina sul sasso riscaldato da raggio di sole.
Entrò sua madre:
“amore sei sveglia?...ma ti sei
scordata?.” le chiese sedendosi accanto.