23 luglio, 2012

Una storia senza tempo...settima parte



Seduta sul calesse , teneva salde le redini. Le nocche delle mani bianche erano l'unico segno visibile della tensione che la governava.
La strada sterrata e in salita sballottava la carrozza e così la donna.
Tania percepì la similitudine tra quella strada e la sua vira: sempre più spesso in salita e colma di ostacoli.

Dopo aver preso la decisione di recarsi al convento per cercare la figlia abbandonata, si concesse ancora qualche giorno per chiarire le idee , per assaporare pienamente le emozioni incontrollabili che l'invasero di fronte alla svolta positiva del destino.
Adesso ,sulla strada , ripeteva ciò che aveva pianificato;
Avrebbe raccontato, alla Madre Superiora, tutta la sua storia e , per la prima volta, non avrebbe tralasciato nulla del suo vissuto, delle sue scelte giuste o sbagliate e di quelle imposte da un destino bizzarro.
Si sentiva sicura del successo della sua richiesta, poiché, grazie a Monsignore Piga aveva una casa e con i soldi risparmiati, con tanta fatica, aveva comprato un campicello già seminato a grano.
Sicuramente”, pensò la donna, “non potranno restituirmi immediatamente mia figlia . Non mi conosce ma, io mi proporrò come volontaria per l'assistenza ai bambini e mia figlia imparerà ad amarmi. Solo allora saprà del nostro legame. Le racconterò tutto, mi capirà, mi amerà...Le suore mi aiuteranno...non possono impedire ad una madre di ricongiungersi con la sua figliola, quando l'abbandonai ero poco più di una bambina...!”
Ripeteva quasi a rassicurarsi, perchè una parte di lei trasformava le certezze in domande.

Adesso che ho il mio campo avrò più tempo libero”
Su questo pensiero sospirò serenamente; ringraziò, con il cuore, la bontà di Monsignor Piga, quale artefice dell'amore Divino che, non ha figli abbandonati.
Ricordò che, anche Monsignore ,durante le sue prediche diceva:
Dio non abbandona i suoi figli, quando avete l'impressione che si sia chiusa una porta e davanti a voi vi è il buio, non disperate mai, il Signore vi aprirà sempre una finestra ove ritroverete la Sua luce e la vostra strada. Egli è Amore. Pregate e mai disperate! Abbandonatevi tra le braccia del Padre.”
Tania sentiva vere quelle parole e una luce d'amore le riscaldò il cuore, allontanando i dubbi.
Più si avvicinava al convento più vedeva tra le sue braccia la figliola
chissà se l'avranno chiamata Teresa...ma si, aveva al collo la catenina con la “T”, sicuramente l'avranno battezzata con questo nome!”
Ancora una curva ed apparve il monastero.
Arrivata al portone vide “la ruota degli infanti”
fermati cuore mio!” implorò imponendosi un autocontrollo.
Puntati gli occhi sul portone bussò.
La suora della portineria aprì.
Tania la riconobbe. Era suor Francesca. L'aveva vista diverse volte nella sacrestia della chiesa prendere le “offerte” dalle mani delle “dame di carità”, caricarle sulla carrozza per portarle al convento.
buon giorno suor Francesca!” disse mestamente la donna
benvenuta Tania “ rispose amabilmente la suora “ qual buon vento ti porta da noi?”senza aspettare risposta si scostò per farla entrare “accomodati cara!”
Tania entrò e timidamente:
sorella , avrei necessità di parlare con la Madre Superiora!” disse d'un fiato la donna.
cara ti è successo qualcosa?” cercò d'informarsi suor Francesca “sei così pallida!”
accomodati , !” le disse accompagnandola verso una panca “intanto io ti annuncerò alla Madre Superiora.
Uscita la suora, Tania, si ricompose. La conoscenza di suor Francesca animò le sue speranza.
Poco dopo, la suora rientrò e facendole segno di seguirla la condusse nello studio della Superiora.
Fatala accomodare ,uscì.
La Superiora le indicò la sedia davanti alla sua scrivania!
siediti figliola!” esordì con un sorriso materno “ non ci siamo mai incontrate ma...ti conosco”
Tania impallidì
come Madre, mi conoscete?”
certamente, suor Francesca mi parla sempre delle persone che ci aiutano a gestire l'orfanotrofio. “
La giovane sorrise e prima che la Superiora , con i suoi interventi, le facesse perdere il coraggio di raccontarsi , prese la parola
Madre, anche se non ho mai pronunciato questo nome, al vostro cuore materno mi rivolgerò...”
Tania cominciò a sciorinare la sua storia . Con voce dignitosa le raccontò tutto, non tralasciò alcun dettaglio.
La Superiora l'ascoltò con attenzione. Dal suo sguardo non lasciò trapelare la sofferenza che quella storia le provocava e, soprattutto la risposta che avrebbe dato.
Terminato il racconto con la richiesta, Tania, con le mani in grembo  come svuotata, rimase in attesa di risposta.
Dopo alcuni attimi di silenzio, la Superiora si alzò e avvicinatasi  alla giovane, le prese le mani:
figlia mia, ricordo benissimo quella notte quando sui gradini trovammo la bimba febbricitante.
La curammo con amore e cercammo sua madre.
Quell'abbandono ci parve strano ; la bimba era avvolta in miseri panni eppure al collo aveva la catenina che tu hai descritto, bella e di gran valore.
Cercammo tra i nobili la famiglia alla quale poteva appartenere quella catenina con la “T”
Nessuno la riconobbe.
Noi la battezzammo con il nome di “Teresa”, dando un senso a quella medaglia.
Tania sorrise, mentre, lacrime di riconoscenza scorrevano liberamente sulle sue gote.
Madre, dov'è mia figlia? La potrò riavere?...” un fiume di domande e di proposte  sgorgarono dalle sue labbra.
Suor Gemma abbracciò la giovane:
figlia mia! Teresa non è qui con noi, fu adottata da una nobile coppia, arrivata apposta dalla Toscana.
La signora non poteva avere figli e la sua unica bambina era morta.
Vennero in Sardegna per adottare una bimba che nessuno potesse mai reclamare, mettendo il mare fra loro e questa possibilità... la bimba aveva tre mesi.!”
Tania svenne.
Suor Gemma suonò il campanello e con le consorelle la soccorsero.
Quando la giovane aprì gli occhi, si trovò stesa su un lettino, di fronte a lei un crocefisso:
Padre, aiutami a non arrendermi!... ho visto la luce e sono ricaduta nel buio...!”
Voltato il capo vide attorno a sé le suore che la fissavano con amorevole sguardo.
Tania cercò la mano di suor Gemma:
vi prego madre, datemi il nome e l'indirizzo della famiglia, andrò raminga ma, la ritroverò!”
figlia mia!” l'accarezzò la superiora “ tutti i documenti dell'adozione li hanno portati con loro,sono trascorsi tanti anni...ricordo che dissero che le avrebbero cambiato anche il nome...!”
Tania fu colta da un pianto disperato.
ascoltami figliola” l'abbracciò suor Gemma “ nella mia lunga esperienza ti posso raccontare di mamme che hanno ritrovato i figlioli e figlioli che hanno ritrovato le loro mamme...!”
come Madre, raccontatemi!” chiese Tania
a volte succede che arrivati all'età della ragione, i genitori adottivi raccontano al giovane la verità.
Qualche giovane ha bussato alla nostra porta per ritrovare e conoscere la madre naturale... mettiamo questa speranza nelle mani del Signore, a Lui ricorriamo con la preghiera costante”
Tania si agganciò a questa speranza .
Fu trattenuta nel convento dalle suore  affinchè si riprendesse
La giovane ritrovò la forza nella preghiera e tra i bambini dell'orfanotrofio .
Ritornata in città riprese la vita di sempre.
Si dedicò alla coltivazione del suo campicello, vendeva i prodotti al mercato e risparmiava....saliva spesso al convento ove poteva riversare l'amore e le cure materne verso bimbi che l'attendevano a braccia aperte...
Trascorsero così altri cinque anni durante i quali la donna non abbandonò mai l'idea di riabbracciare sua figlia.

      












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