07 giugno, 2011

racconto....una vita insieme......fine


Angela e Beppe si trovarono impreparati a  quell’inaspettato dolore . Si sentirono, improvvisamente, nudi e indifesi sotto una tormenta che li sbatteva  senza pietà, come gabbiani  sospinti dal maestrale incapaci di trovare  una loro  direzione.
Donna Vittoria che, li amava come figli, cercò di consolarli con parole  del Vangelo.Tutte le persone che avevano ricevuto del bene dalla coppia, stavano loro vicini. Sotto la spinta di queste sollecitazioni, i due ripresero   la” solita vita”. Non erano più gli stessi.
Beppe  aveva quarantuno anni ed Angela quarantaquattro, eppure , la morte del figlio, li aveva improvvisamente invecchiati e aveva limitata loro la voglia di lottare.
Alla sera andavano a letto tenendosi per mano, come due cuccioli orfani.
Nel buoio tacevano per non disturbarsi l’uno con l’altra e ciascuno pensava di consolare l’altro con quella stretta di mano.
Al primo mattino, il sonno li coglieva così.
Beppe lasciò i viaggi e si occupò solo di affittare biciclette, Angela continuò con il lavoro dell’emporio. Di giorno si distraevano in mezzo alle persone che amavano ma alla sera, rimanevano soli nel loro doore.
Una sera Angela tenendo stretta la mano del marito chiese:
“Beppe  io sto sempre a riflettere sulla nostra vita. Tanti ricordi condivisi con te. Abbiamo sofferto tanto, però ho notato che ogni volta che facevamo un passo avanti, che mettevamo un tetto sulla nostra testta, una tempesta improvvisa, si abbatteva su di noi,  lasciandoci bagnati, nonostante i nostri sforzi.”
Beppe sorpreso per le considerazioni  della moglie., si voltò nel letto e la strinse a sé, incoraggiandola a continuare
“ per esempio?”
“ ricordi” riprese la donna” quando tuo padre ti mandò la missiva con il denaro per aiutarci?, ……subito mancò. Per noi era l’unico legame con il nostro passato ed un appoggio per il futuro.
Udimmo il suono delle campane che annunciavano la sua morte, assistemmo al suo ingresso al cimitero senza potervi partecipare, neanche nascosti tra la folla, perché le situazioni si incastrarono in modo che non ci fosse consentito essere informati
Come se tra noi e lui ci fosse una maledizione per tranciare i fili  che ci legavano .”
Beppe non si sorprese della perspicacia di sua moglie, ne conosceva le capacità intellettive e intuitve.
“ ma abbiamo conosciuto altre persone buone che ci hanno aiutate, donna Vittoria ci ha fatto da madre ed ancora, nonostante gli acciacchi lo fa, abbiamo aiutato tante orfane e siamo i nonni dei loro figli!”disse Beppe dandole motivi di consolazione
Angela non riuscì a trattenere le lacrime
“ è vero” disse “ però noi non abbiamo avuto altri figli nostri e una maledizione ci ha perseguitati togliendoci l’unico che avevamo!. Noi abbiamo lavorato per fare del bene agli altri, abbiamo un bell’ombrello economico sulla nostra testa eppure siamo intrisi e bagnati dalle lacrime.”
“ Tesoro, noi staremo insieme per sempre, il nostro amore si è rafforzato nel tempo , saremo l’uno per l’altro!” intervenne Beppe per scacciare quell’orribile ricordo che aveva risvegliato le parole della moglie.
L’abbracciò con trasporto, ma la donna , seguendo un suo pensiero ormai radicato, da riflessioni nelle notti insonni, continuò
“amore, ti ricordi quel giorno che tua madre mi cacciò dalla sua casa e tu mi trovasti fradicia di pioggia al riparo di una grotta?”
“certo cara!”
“ebbene una sera , con gli occhi spalancati nel buio,rivivevo quel momento, quando un pensiero mi folgorò la mente: quando tu arrivasti, mi sollevasti per baciarmi, io mi strinsi alle tue spalle,eri asciutto però sentii tra le dita della mano del fango bagnato, stava solo al centro delle tue spalle come se qualcuno avesse mirato per tirarlo, come una maledizione!”

“ssssssss!” la interruppe Beppe, sconvolto per le osservazioni della sua donna.
Si sentì costretto a raccontare come sua madre, quella sera lo maledisse, tirandogli dietro manate di fango.
Angela stringendosi a Beppe disse solamente:” che Dio abbia pietà della sua anima!”
Quella sera si amarono come la prima volta.
Passarono ancora alcuni anni ove la coppia ritrovava lentamente un po’ di serenità nel donare  amore.
Scoppiò la seconda guerra mondiale.
Beppe non fu chiamato alla prima perché troppo giovane ma neanche alla seconda sempre per l’età.
Quando suonavano le sirene dell’allarme antiaereo, i turrisini si riversavano presso  il“ponte romano”, ove avevano scavato delle grotte riparo, nelle collinette di tufo che stavano alle spalle dello stesso ponte.
La casa di Beppe ed Angela si trovava a cinque minuti di passo veloce dal rifugio.
Beppe aveva preparata una sedia con le ruote per trasportare velocemente donna Vittoria e Angela aveva dato ad ogni ragazza- adottata una chiave, ciascuna  con l’incarico di chiudere una porta o una finestra , velocizzando così la fuga verso il rifugio.
Una mattina, mentre,  Beppe, con l’aiuto delle giovani orfanelle, sistemava nell’emporio un carico di piatti, bicchieri e scodelle che il fattorino aveva scaricati sul marciapiede, suonò l’allarme.
Tutti uscirono di casa , Angela si rivolse al marito incitandolo a seguirla.
L’uomo rispose:
“ cominciate ad andare, ho quasi finito, in quattro salti sarò da voi!”
“ non ti attardare!” rispose Angela avviandosi al rifugio insieme agli altri.
, Beppe stava per concludere il lavoro, quando arrivarono gli aerei, le prime bombe caddero nella piazza dietro la loro casa ,facendo tremare i muri.
L’uomo chiuse la porta a prese a correre verso il ponte. Fatti pochi passi un aereo volò basso e cominciò a mitragliare, Beppe trovò riparo sotto un carro, però i colpi strisciando la fiancata del carro, rimbalzarono  provocando un attacco di terrore  nell’uomo.
Per fortuna l’attacco aereo terminò presto. Angela uscì disperata fuori della grotta, chiamò un giovane e dategli le chiavi di casa lo pregò di recarsi correndo a cercare Beppe.
Il ragazzo guardò nella direzione dell’emporio e restituendo le chiavi ad Angela disse
“ tenete le chiavi, per entrare a casa vostra non occorrono, le porte sono aperte!”
Angela  prese disperatamente a correre, seguita da altri disposti a starle vicina.
Arrivata alla sua casa  trovò Beppe inginocchiato tra le macerie dell’emporio, era pallidissimo e tirato.
Angela lo abbracciò “ grazie a Dio, sei salvo!”
L’uomo piangeva:
“ Tutto distrutto, tutto rovinato!” biascicava, mischiando parole senza senso.
Alcuni uomini , reggendolo per le ascelle, lo accompagnarono nella sua stanza, rimasta miracolosamente aperta ma in piedi
Poi ognuno ritornò alla propria dimora per controllare i danni subiti dal raid aereo.
Angela coprì l’apertura della porta con della tela raccolta tra le macerie, si stese accanto al marito .
Ogni tanto Beppe pronunciava parole senza nesso tra loro, nominava  “Gocciadoro”, suo padre…….
Sembrava che rivivesse il passato che, con delle immagini, scorreva nella sua mente.
Angela poggiò la testa sul petto di Beppe: il cuore che all’inizio era sottoposto ad una forte tachicardia adesso quasi non si udiva
La donna lasciò le lacrime libere di scendere ed esse come pioggia cadevano bagnando il petto della coppia
“Amor mio, non mi lasciare, non arrenderti, ricominceremo insieme.
Il tono della  voce non convinceva neanche lei.
Con un sospiro lungo Beppe se ne andò, senza riprendere coscienza.
Angela, poggiata sul suo petto sentì l’ultimo battito.
Senza più forze, gli si aggrappò
“portami con te, non lasciarmi sola……………….siamo stati tutta una vita insieme.
Abbracciati li trovarono l’indomani mattina.
Una vita insieme oltre la morte.

     finr




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