03 maggio, 2011

.....la supplenza.......racconto


Un raggio di sole trovò un varco tra i buchi della persiana e sorridendo scherzosamente, vi penetrò andandosi a poggiare sul naso di Tea che dormiva serenamente.
La giovane donna, cogliendo il pizzicorio, si svegliò “ o no! Lasciami dormire ancora!”
Pensò voltandosi dall’altra parte e crogiolandosi nel calduccio del suo letto.
Ormai era sveglia.
Il suo bambino prese a scalpitare nel ventre.
“va bene cucciolo! Adesso la mamma si alza” e, mentre  lo diceva allungava una mano verso l’altra metà del letto matrimoniale vuota.
Suo marito, ufficiale della marina mercantile, navigava sulla rotta Nord-Europa , Brasile e viceversa.
Era partito pochi giorni prima che ella sentisse muoversi il bambino.
Si sedette sul letto, riflettendo sulla consapevolezza che , vi era differenza tra il pensare di vivere un certo tipo di realtà e il viverla realmente .......
“dai non farti venire il magone !” pensò “quattro mesi passeranno in fretta!”
Scese giù dal letto accarezzandosi  quella piccola sporgenza che era il suo pancino, la culla del suo bambino.
Sorridendo spalancò la finestra
“cucciolo dobbiamo darci da fare. Dobbiamo sbrigarci a far colazione , ieri la mamma ha terminato la supplenza potrebbe succedere che squilli il telefono per un’altra.
 Lo sai che non mi piace arrivare in ritardo, anche se sono una supplente non voglio che i bambini stiano soli ad aspettar la maestra!” Sorrise, parlando a voce alta, al suo bambino.
Mentre, si preparava squillò il telefono.
Erano le sue prime supplenze , aspettava il suo primo bambino, sposata da otto mesi con il suo amore, vedeva davanti a sè tutto positivamente colorato
Sorridendo sollevò la cornetta
“ sii , Pronto?”
dall’altra parte la voce dell’applicato di segreteria
“sei pronta?”
la donna “quasi, dimmi dove devo andare !”
“prima dimmi se hai un paio di stivali ed un cavallo!”
“o nooooooooooo!” rispose Tea perdendo il sorriso “ non dirmi che devo salire in alto?”
“cara mi dispiace ma, hai una supplenza di dieci giorni a “Giagazzu!”
“va bene!” rispose rassegnata
Dall’altra parte “ Tea , stai attenta, vai piano perché stanotte ha piovuto e potresti finire in qualcosa che somiglia ad una pozzanghera , mentre dentro potrebbe essere un fosso:
Non preoccuparti per l’orario, prometti che andrai piano!”
“Certo che non correrò!” rispose la donna nascondendo l’ansia “ è anche la prima volta che ci vado!”aggiunse.
“va bene, buona giornata!”
“anche a te!”
Chiusa la comunicazione, Tea si affacciò alla finestra , cercava con lo sguardo di individuare tra le casupole degli stazzi , la decina di casette, raggruppate come gregge che, formavano la frazioncina di “Giagazzu” in cima alla montagna
Non servì a niente.
“avanti!” si disse “ ci arrivano le colleghe ci arriverò anche io!".
Scese le scale, aprì il garage e tirò fuori la sua “Ferrari”: una “cinquecento L” color rossa fiammante.
Tra Tea e la sua macchina vi era un rapporto bellissimo: Tea sparava certe “debraiate” che, se  l’ingranaggio delle marce fosse stata una grattugia , ci avrebbe guadagnato mezzo chilo di formaggio grattugiato  ogni volta
Prese la strada asfaltata che portava fuori del paese: Trovò subito la stradina sterrata e cominciò a salire,
Il sole  disturbava la visuale, in più ai lati della stradina,  si vedevano conche enormi di boschi e macchia mediterranea.
 Più saliva e più diventava immenso   il vuoto sotto di lei.
A questo si aggiunsero le curve con pendenza e  ai lati della stradetta neanche l’ombra di un gard-rail
Lo spettacolo era stupendo ma la paura di guidare, sù per il tonale,  superava di gran lunga il piacere di lasciarsi andare a pensieri poetici.
Finalmente, dopo una curva, apparvero le casette, tutte intonacate di bianco, parevano mucche distese a ruminare serenamente.
Davanti alla donna una incredibile discesa e poi ancora una salita ed era arrivata.
Prese la discesa, nel bel mezzo, la stradina spariva ,coperta da una pozzanghera.
Tea rallentò per poterci passare dentro ma…………….vi si immerse come  sottomarino.
Abbassò il finestrino, constatò che  non poteva aprire lo sportello, l’acqua era troppo alta.
Chinò la testa sul volante e cominciò a piangere. Era disperata, desiderava che un miracolo la riportasse a casa sua, desiderò che fosse un brutto sogno dal quale si sarebbe risvegliata………………..sentì delle voci:
“tranquilla maestra, adesso vi aiutiamo noi.!”
Gli abitanti , abituati a situazioni simili, anzi uguali, spinsero la macchina fino alla piazzola davanti alla cappella di San Sebastiano che, si elevava dalla cima della montagna verso il cielo.
La fecero scendere dalla macchina e , mentre, le donne la tranquillizzavano offrendole un caffè, tutte riunite in un’unica casa, gli uomini si occuparono della macchina.
Tea ringraziò e prese i suoi sette alunni a con loro si recò alla “scuola”.
Era una normale casetta . Il portone era semicoperto da un favoloso biancospino
Dentro era formata da  due camere:
 Nella prima vi erano i banchi , una lavagna appesa al muro ed un grande camino;  nella seconda la legna per accendere il fuoco a l’attrezzatura per le pulizie che, venivano eseguite, a turno, dalle mamme.
La maestra aveva a disposizione,  un vecchio tavolino con una sedia di paglia, seminuova, ambedue sistemati davanti ad  una finestrella., con quattro piccoli vetri, uno dei quali  mancava, però era stato sostituito con del cartone.
A parte il buio , sia dall’infisso che dal cartone-vetro, passavano gelidi spifferi che come lame penetravano il collo e la schiena della maestra.
I bambini, pur essendo sette, avevano differenti età e tutti insieme formavano una pluriclasse, dalla prima alla quinta.
Erano montagnini ma, buoni, stupendi, conoscevano bene il loro ambiente e come raccogliere ed utilizzare ciò che offriva loro, rispettandolo.
Entrati dentro si sistemarono come consuetudine: i grandi controllavano i compiti ai piccini,  proponevano loro esercizi di lettura, dando alla maestra  il tempo per  occuparsi del bambino della prima classe, che aveva bisogno di tempi più lunghi e poi man mano, degli altri
Tea li osservava ammirata: i loro visi ,bianchi di carnagione erano arrossati dal freddo eppure non indossavano ne giacconi ne cappotti.
Un alunno si accorse che la maestra tremava , racchiusa nel suo giaccone sembrava un passerotto abbandonato. Dopo aver chiesto il permesso di parlare, sollevando la mano, disse:
“Maestra se hai freddo ti accendiamo il fuoco!noi a Primavera non lo accendiamo più, ma tu tremi….”
Tea emozionata acconsentì. I bambini si organizzarono e, in men che non si dica, il fuoco prese a crepitare nel camino:
Tea si avvicinò e aggiunse un bel po’ di legna perché sentiva un freddo intenso……………mai lo avesse fatto………si sentirono delle grida e delle persone che correvano
La scuola Brucia!, la scuola brucia!”
Tea ed i bambini uscirono fuori………..si era accesa la carbonella della canna fumaria , le fiamme e le scintille , come fuochi di artificio ,salivano verso il cielo.
Tutti si dettero da fare e spensero il fuoco e “l’incendio”:
L’aula era nera dal fumo.
“Non c’è problema !” disse un padre vedendo la maestra disperata.
“non vi preoccupate, adesso prendiamo la lavagna, venite a casa mia , ho una sala da pranzo per gli ospiti che non usiamo mai e la userete come aula:
Però maestra!” aggiunse sorridendo “ il fuoco lo accendo io  o mia moglie poi per tenerlo vivo lasciate fare ai bambini, loro sono esperti.
A proposito, io mi chiamo  Persi Antonio, piacere!” aggiunse prendendo la mano della maestra
“ma! Ma!” rispose lei “ vi chiamate come mio marito!”
L’uomo “perché da dove venite?...................Ricevute le informazioni si scoprì che erano parenti. del suocero della maestra.
Tea stette tutta la supplenza in quella frazioncina in alta montagna, ospitata dalla famiglia di  un cugino del suocero.
Gli uomini imbiancarono la scuola, la rimisero a posto ma la maestra fece scuola comodamente in quella sala da pranzo.
Ogni giorno era invitata a pranzo e a cena dalle famiglie a turno.
 Quando dopo dieci giorni ritornò a valle, salutò tutti con rimpianto di quell’affetto sincero, di quella bontà incontaminata.
Quando suo marito ritornò dalla navigazione si recarono a Giagazzu, in cima alla montagna persa nell'azzurro del cielo, ove aveva scoperto che ,”l’uomo ha un filo diretto con Dio: l’amore ed il rispetto verso la natura e il prossimo!”

                                  












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